“Con più mercato nell’energia ci sarebbe più crescita”, dice la Banca d’Italia, una ricerca degli economisti Guglielmo Barone e Federico Cingano. Di ben l’1,1 per cento l’anno, hanno calcolato: sono quasi venti miliardi. Di quanto la finanziaria ogni anno stringe la cinghia. Insomma, si avrebbe un miracolo. E questo semplicemente mettendo sotto bastone l’Eni e l’Enel.
Ma c’è un’altra lettura della meraviglia: mettere l’Eni e l’Enel sotto bastone, appunto. Con l’Eni e l’Enel non è riuscito a Draghi, il grande privatizzatore ora governatore della Banca d’Italia, e ai suoi amici quello che è invece riuscito perfettamente con Telecom e le banche: mettere le mani sul tesoretto e spolparlo, senza spendere una lira – allora c’era la lira. Senza fare torto agli economisti Barone e Cingano. Magari un qualche modello energocentrico darà la loro strabiliante crescita, ma come crederci? In Italia il mercato dell’energia – elettricità, gas, petrolio - è molto più liberalizzato che in Francia, Germania, Spagna. Al centro, negli ex feudi dell’Eni e dell’Enel, e in periferia, le deprecate muncipalizzate hanno tutte bei partner stranieri.
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