Il “Corriere della sera” arranca il 22 dietro “Repubblica”, su Lapo, Peaches Geldof, Tavaroli. Ma, per recuperare sullo spione, finisce per dare ragione allo stesso e al giornale concorrente. Orchestra il 23 luglio una prima pagina con i commenti sdegnati degli accusati diessini e la solidarietà pelosa dei berlusconiani. Ma conferma (involontariamente? autorevolmente) che l’ex Pci è tabù per la giustizia a Milano: nel complesso anti-Tavaroli in prima pagina include il Consiglio superiore della magistratura che caccia con disdoro la Forleo dalla città, rea di aver voluto incriminare D’Alema. All’interno il “Corriere” insiste, cattivo organo di partito, a darsi la zappa sui piedi: fa plaudire il Csm da D’Ambrosio, il giudice ambro-napoletano che è stato senatore Ds.
Solo contrappeso Furio Colombo, in qualità di ex direttore dell’“Unità”, il giornale che (non) è di partito. Insomma, il giornale che una volta diceva la verità (““l’Unità” non l’ha detto, compagno”) Lo studioso famoso per essersi fatto comunista dopo che il comunismo s’è dichiarato fallito, conferma che a 77 anni sta crescendo. Di fronte alla quasi unanimità del Csm contro Forleo esprime qualche dubbio. Ma di ordine formale – Colombo conosce le procedure meglio dei marpioni del Csm.
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