mercoledì 9 luglio 2008

La patria dei servizi deviati

Il numero delle intercettazioni che “il Messaggero” pubblica sono impressionanti, 125 mila, per una spesa di 224 milioni di euro. Non sappiamo per quante ore – molte giornate, a giudicare da quelle che si pubblicano. Contro 20 mila in Francia, appena 5.500 in Gran Bretagna, e solo 1.705 nei terribili Usa della giustizia dominante. I dati comparativi sono del 2005, ma riguardano paesi tutti con popolazione superiore a quella italiana. Nel 2005 del resto le intercettazioni erano in Italia già 102 mila.
Impressionante non è il fatto in sé. La patria del diritto è da tempo la patria dei servizi deviati - da almeno cinquant’anni, da quando la lotta armata contro il comunismo si trasformò in bega politica quotidiana. La storia della Repubblica non è nel complesso onorevole: questo sito ha documentato qualche giorno fa come le intercettazioni siano quasi sempre l'affare di spioni, molto poco deviati. Impressionante è la facondia degli italiani al telefono, pur sapendo di essere intercettati. Una voluttà, che talvolta, anzi spesso, diventa vanteria, tutti dicono di essere e fare ben più di quanto possono e perfino vogliono. L’intercettazione, la speranza di essere intercettati, è la parente povera della passione nazionale a sbracarsi in televisione, alla radio, in spiaggia, sul treno, al telefonino per strada, dovunque c’è qualcuno che può ascoltare. Ci sarà un qualche trattato tedesco sulla mania di farsi ascoltare.
Adesso si farà une legge per proibirle – perché l’effetto di tutto questo cancan sarà di avere l’attesa interdizione. Attesa anche dai forcaioli, tutti per un motivo o per l’altro falliti della vita, compreso il geniale Moretti, che vogliono passare per martiri di qualcosa, foss’anche la libertà d’intercettare. Ma poi che ne sarà della libertà d’espressione in Italia? Riprenderanno le chiacchiere al bar? Si moltiplicheranno quelli che parlano da soli sul tram?

Nessun commento:

Posta un commento