Pizzetti fa la sua relazione solenne sulla privacy, di cui è l’Autorità, ripresa dai media con solennità e supporti sociologici. Proprio quanto la privacy non esiste più, neppure al bagno. Con la tracciabilità minuto per minuto dei cellulari. La tracciabilità dei pagamenti. La tracciabilità dei movimenti attraverso le telecamere. L’indiscrezione delle banche. Di ogni azienda che abbia la lista dei clienti. Le intercettazioni. La privacy è l’invenzione di quando la privacy non ci fu più. Il solito trucco. He obbliga a montagne di firme. E a pagare l’Autorità di Pizzetti.
G. Grass amplia lo spazio dedicato a Benedetto XVI ragazzo in “Sfogliando la cipolla”. Lo amplia rispetto alla redazione originaria, o forse è solo un’impressione – da Fabio Fazio in “Che tempo che fa” non parla che di quello. Lo scrittore non è impressionato dalla condizione di pontefice, e considera Benedetto XVI, che ritiene di avere incontrato come coscritto di Hitler, lui diciassettenne volontario delle SS, una figura minore, un po’ curiosa.
La disparità è anche apparente. Il Nobel Grass resta nella storia della letteratura, Ratzinger, papa anziano di transizione, sarà dimenticato. Ma l’apparenza immediata è di segno inverso tra i due: Grass appare incupito, a tratti cinico, in lite infine con se stesso oltre che con la Germania, il papa è sereno, lieto dell’impronta che dà alla chiesa col recupero della tradizione e la liturgia, nell’irenismo che è ormai la cifra del Vaticano, il giovanilismo, la speranza.
Col terzo Berlusconi è tornato il baciamano. Alle feste, in trattoria, per la strada, dai professionisti, medici, notati, avvocati. I gossipologi ne faranno la sociologia. Ma si può dire che solo col terzo Berlusconi gli italiani si sono sentiti rassicurati. I primi due erano avventurosi, un bucaniere imposto dalle jacqueries urbane di Lombardia e Sicilia. Il terzo è “tutti noi”.
Dunque, anche Berlusconi tiene famiglia, che telefona per conto di attrici che non conosce, che non ha trombato e non intende trombare, Berlusconi è uomo leale, su sollecitazione evidente di familiari. Non c’era da dubitarne. Ma è singolarmente inefficace, e quasi contento di esserlo: odia la famiglia?
Trichet onesto dice venerdì 4: “L’attuale crisi petrolifera è diversa dalle precedenti. Se si crea artificialmente una scarsità nell’offerta di petrolio, è un fatto molto grave”. A pagina 1 il “fondo” di Gavazzi ha invece stabilito sullo stesso giornale, il “Corriere della sera”, col Manzoni che la speculazione è l’accusa dei furbi e dei fessi, gli stessi che nella peste ci vedono gli “untori”. Ma Manzoni non è morto un secolo e mezzo fa? E, come disse il “Times”, non era ben morto quando è morto? Uno che la storia se l’era inventata, il Seicento.
Alessandro Pace ha promosso il manifesto dei Cento, i professori costituzionalisti, contro il lodo Alfano, lo “scudo penale” per le quattro più alte cariche dello Stato. Ma, dice a M. Antonietta Calabrò sul “Corriere della sera” una settimana dopo il pronunciamento, “nessuno ha letto il testo, nessuno: né al ministero né altrove, per il momento sembra un provvedimento-copertina”. Pace è avvocato della Cir (De Benedetti) e della Procura di Milano, sempre contro Berlusconi.
Andrea Camilleri, protagonista dell’IdV antiberlusconiana, parla ai tg a piazza Navona seduto comodamente a uno dei caffé. Ma la piazza senza le terrazze dei caffé quanti manifestanti contiene?
Furio Colombo, massmediologo gentile tourné piazzista, girotondino dell’Italia dei Vuoti, è fulminato a piazza Navona dall’idea che “è come se il copione di questa giornata l’avesse scritto lui”, lui Berlusconi. A 77 anni Colombo sta maturando. Ma deve fare presto se vuole scoprire quanti copioni ha scritto lui per lui – lui Colombo per lui Berlusconi.
Cesare Damiano e Pietro Ichino, Ds, hanno la piazza d’onore sul “Sole 24 Ore” di sabato 28 per la loro “Opinione” che il governo fa male ad abolire la loro norma contro la pratica di far firmare ai dipendenti dimissioni in bianco. L’opinione contraria di Franco Cazzola, che pure è stato a lungo collaboratore del “Sole”, prima di farsi eleggere deputato col Pdl, viene confinata il giorno dopo tra le lettere. È il solito gioco che si va a sinistra perché si sta così meglio a destra? È possibile. Anche perché Cazzola dice una cosa interessante, specie a sinistra. Dice che alle firme estorte ci pensano il codice civile e la serie di norme a protezione delle puerpere, dei malati, degli invalidi, eccetera. Ma dice anche che non è di nessuna utilità se non per i veri lavativi fare di casi eccezionali, accertati rapidamente in tribunale, un fenomeno di massa, eccezionale, di bandiera, e quasi ideologico.
“Salari greci, imposte norvegesi, welfare sudamericano. L’impoverimento degli italiani è racchiuso in questo triangolo del paradosso, dove svaniscono l’equità sociale e la giustizia redistributiva”. È un incipit classico – preciso, perfetto – questo di Massimo Giannini su “Repubblica” il 3 luglio. Ma introduce un’elegia su due colonne di Mario Draghi, che del “paradosso” è il responsabile massimo.
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