È presto per dirlo, per ora si espone solo la Cia. Ma il Pakistan non è più l’alleato fidato degli Stati Uniti nel centro Asia, qual è stato per sessant’anni, e più negli ultimi trentacinque, da Zia ul Haq in poi. Potrebbe anzi essere il vero nemico, benché non dichiarato. La guerra dei nervi tra la Cia e i servizi pakistani, con la false notizie su Osama e Zawahiri, di ritrovamenti, nascondigli improbabili (sul K 2…), malattie invalidanti, è da qualche tempo ostilità scoperta. La Cia ha fatto sospettare i servizi pakistani dell’assassinio di Benazir Bhutto, e ora li accusa di fomentare i kamikaze islamici contro le minoranze etniche e religiose in Pakistan.
L’uscita di scena di Musharraf ha probabilmente lasciato gli Usa senza un punto sicuro di riferimento. O l’America ha deciso di rivedere la politica filoislamica, che ha porta più benefici. Né nella lotta al terrorismo né nella pacificazione di Afghanistan e Iraq. La revisione potrebbe essere in linea con l’uscita di scena di Bush, che ha sempre protetto la relazione speciale con l’Arabia Saudita e col variegato fronte islamico. È anche un dato di fatto che l’India è ora parte stabile della globalizzazione o pax americana, dopo essere stata negli anni 1950-1960 un paese ostile, più vicino a Mosca, anche nella sua politica anticinese, che a Washington, che per questo aveva sviluppato relazioni strette col Pakistan.
domenica 3 agosto 2008
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