Prodi furioso vuole sapere. Furioso perché la soluzione italiana per Alitalia era la sua, e ora si rimprovera di essere stato debole col “partito francese”, cioè con i Ds. E perché teme che la soluzione a sorpresa, con un tè a casa di Veltroni, nasconda una grossa operazione di insider trading, “l’ennesima”. Claudio Costamagna e altri fidati operatori sono stati messi in allarme per sapere chi ha guadagnato dal balzo inconsulto e incongruo in Borsa dei due titoli di Colaninno, Immsi e Piaggio, da 65 a 84 centesimi e da 1,60 a 1,78 in poche ore. Non sarà un’indagine facile, perché Colaninno è assistito dai Magnoni, specie dal disoccupato Ruggero, capo londinese della defunta Lehman Brothers. Ma il sospetto è forte che Colaninno abbia finanziato surrettiziamente la corrente veltroniana nel Partito democratico.
La soluzione nazionale era stata tentata da Prodi nel tentativo di privatizzazione un anno e mezzo fa. Privilegiando la M&C di Carlo De Benedetti, che però non era riuscito a convincere i suoi soci. A France 24, la Cnn francese, Prodi aveva spiegato che la partnership Air France era utile e forse necessaria, ma che l’Italia doveva avere una compagnia aerea italiana, “se consideriamo che l’Italia è un grande mercato, il secondo per il trasporto aereo europeo”. Il nervosismo sull’incontro Colaninno-Veltroni nasce da un precedente che il partito di Prodi ritiene acclarato, quando dieci anni fa acquistò (a debito) Telecom Italia: l’imprenditore andava ogni sera a Botteghe Oscure, e il guadagno netto in Borsa per l’ex Pci fu allora calcolato dagli ex Dc in 87 miliardi.
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