È in questi due “racconti” di un incontro, pubblicati nel 1958 e nel 1961, che Guitton, il filosofo cattolico della Sorbona, allievo di Bergson e maestro di Althusser, accademico, amico di Giovanni XXIII e Paolo VI ma germanofilo, pensatore con uso di mondo, mette Heidegger in prospettiva: Franz Brentano da una parte, il maestro di Husserl, catalogatore degli Enti in Aristotele, e dall’altro la poesia, col patetico del romantico.
La prefazione di Riccardo De Benedetti è più vivace, che repertoria un “nuovo genere letterario, il «ritratto di filosofo in foresta»”. Ma per demolire la pubblicazione insieme con lo Heidegger nazista. Rendendo inavvertitamente inutile, e anzi demolendo, forte dei feroci Löwith e Bernhard, delle rudi biografie di Ott, Farias, Faye, nonché certo della nudità costernante degli epistolari con la moglie Elfride e le amanti Arendt e Blochmann, la splendida riverente lettura che il visitatore ne fa. Forse l’Olocausto va situato nella storia, e non tutta la storia rifatta dall’Olocausto.
I 108 volumi del tutto Heidegger sono qui, nello “splendore del linguaggio”, il guizzo guittoniano: “Se c’è verità nella esegesi di Heidegger, è di dare un nuovo significato all’apparenza, a quel «sembra che», quel dokein così frequente nei greci, e al quale noi lasciamo a torto il significato ristretto di «ombra», «riflesso», illusione, mentre ciò che appare è il vapore umido, il fiato, che avvolge l’essere – la sua irradiazione e, come dice la Sapienza della Bibbia greca, il suo splendore”. La “visita” si risolve nella biblioteca. Con i greci “senza l’involucro delle glosse”, l’Iliade, Sofocle, Pindaro, Eschilo, “Saffo perfino”. E con tanta poesia, francese e tedesca, Valéry, Nerval, Baudelaire, Mallarmé, Novalis, Rilke, George e, troneggiante in edizione di lusso, Hölderlin – senza Goethe. Erano gli anni di "Eraclito", anche se Guitton non lo menziona, del seminario con Fink così pieno di "vapori" e patetismi.
Del filosofo l’immagine di Guitton è più veritiera, benché l’uomo fosse del suo tempo e certo nazista. Nel suo dialogo diretto con i greci, con l’ambizione di “scoprire i greci prima di Platone”. Perché i presocratici egli – e Guitton, e la filosofia europea – ritiene l’inizio, il “sorgere delle cose e del pensiero strettamente uniti”. Se c’è da fare un’obiezione è a questa alba. A una filologia corta, eurocentrica - un tempo si sarebbe detto occidentale.
Jean Guitton, Visita a Heidegger, Medusa, pp. 60. € 8.
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