martedì 16 settembre 2008

La storia è che mille bombe non sono storia

Caratteristicamente, Sofri alla fine s’incarta. Citando l’esecuzione di Gentile, “l’atto più controverso della infinita guerra civile italiana”, e il suicidio di Fanciullacci, il capo del commando partigiano che uccise Gentile. Che non c’entrano nulla: Gentile fu ucciso per una decisione dei comandi della Resistenza, Fanciullacci uccise Gentile, e poi si uccise. In una situazione di guerra civile senza limiti, guerra di annientamento. Mentre Calabresi fu ucciso nella pacifica Milano per una decisione di nessuno. E Pinelli, che non ha ucciso nessuno ed era morto molto prima, è suicida solo per la sentenza D’Ambrosio. Pinelli non ha nemmeno messo una bomba. Nemmeno una dimostrativa, come quelle alla Fiera di Milano nel fatidico 1969, che aprirono la pista anarchica.
Sofri ha scritto al “Corriere” per dire due cose precise. Che è stato condannato per omicidio e non per terrorismo. E che per questo non più tardi di un anno fa ha beneficiato di una riduzione di pena di tre anni, in virtù di un indulto che si è applicato anche agli assassini. Ma a lui i fatti non bastano, ha bisogno di fare la filosofia della storia - l'uomo giusto è per Gentile e per Fanciullacci. Che è esile, e per gli accusati nociva. È il procedimento – allora faceva la filosofia del diritto – per cui non eccelsi giudici italiani sono riusciti a condannarlo a ventidue anni senza prove. Gli “stessi” che nel 1969-1972 ebbero l’incarico di addebitare le bombe agli anarchici e lo assolsero (il giudice Gerardo D'Ambrosio, buon comunista, ancora nel 1974 non chiama Pinelli col suo nome, lo chiama sempre solo “l’anarchico”.
Se c’è terrorismo a Milano e altrove negli anni 1969-72, questo è delle bombe. Delle quali la questura di Milano incolpò gli anarchici, che non le avevano messe. Di questo convinse il ministero dell’Interno a Roma. Che a sua volta trasmise la verità agli altri apparati giudiziari. Questa è una delle verità. L’altra è che la colpa degli anarchici è stata elaborata a Roma, e trasmessa a Milano e altrove. Non ci sono altre verità. E le bombe esplose furono in quegli anni centinaia, forse un migliaio - con quelle inesplose, per inavvertenza o perché fatte ritrovare, furono il doppio.
Sullo stesso “Corriere” lo storico Sabbatucci ha affermato il giorno prima che la posizione di Sofri (l’assassinio di Calabresi non fu terrorismo) non è difendibile, perché allora sarebbe tornare al terrorismo di Stato e alla strage di Stato. Espressioni usate “impropriamente”, dice: “E chi sarebbe , una buona volta, l’uomo nero, o almeno gli uomini neri”? Ma non ce lo deve dire lui? Nessun tribunale ha mai trovato il colpevole, dice Sabbatucci, a parte i soliti stracci… Come sempre, la storia è evidente.

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