martedì 16 settembre 2008

Lehman e Alitalia tra insolenza e ignoranza

Stupefacente la sottovalutazione del fallimento della Lehman Brothers, nei telegiornali e nei migliori giornali. I tardi tg della Rai lo citano appena domenica sera, qualcuno, dopo una lunga serie di delitti e incidenti. I giornali di lunedì ne parlano in breve. Può darsi che nelle redazioni dopo le otto non ci siano più specialisti di economia. Ma il fallimento di una banca non dovrebbe aver bisogno di uno specialista per essere decrittato. Non è tanto disavvertenza o incuria, è proprio il rifiuto dell’economia, del fatto reale.
Stupefacente è pure, sempre domenica sera e lunedì, la montatura che i telegiornali e i giornali fanno dell’Alitalia. Delle proteste, dei rifiuti, delle minacce di sciopero. Quando la notizia è semmai che nessuno in Alitalia si arrischia a uno sciopero, che oggi si fa per un caffè negato. Si lascia intendere, si dice, si auspica, che il fallimento della trattativa e dell’azienda sarà una dramma nazionale, porterà l’Italia in piazza, abbatterà il governo… Stupefacente è che la sinistra faccia propria la causa di un’azienda fallita soprattutto per la cattiva gestione, sia del management che del personale. Che comunque ne uscirà con tutti i paracadute, e solo si batte per mantenere i privilegi, dopo le migliaia di miliardi di denaro pubblico che si è intascati. Che la sinistra pensi che l’Alitalia sia popolare, un’azienda che tutti odiano, anche fra i ventimila dipendenti. Che si salva, e va salvata, contro se stessa.

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