L’età dell’incertezza avrà questa connotazione: che tutto si consuma subito. Compresa la sociologia. Quattro tipologie rientrano a vario titolo nella postmodernità: Il flâneur, il vagabondo, il turista e il giocatore, le quattro categoria della postmodernità, verranno buone per la successiva “liquidità” che caratterizzerà l’analisi di Baumann. Ma stonano dopo appena un decennio con la nuova condizione materiale del vivere: l’aggressione, solo apparentemente confusa, dell’innovazione (strumentazioni, gadget, tariffe), il telefonino e il pc (la solitudine), il benessere decimato dall’euro, la Cina, il mercato così caro, i giovani senza reddito, senza previdenza, senza sanità, e in fondo senza scuola. L’incertezza è una certezza, e molto solida: la burocratizzazione di ogni singolo gesto, la polizia senza sicurezza, la riflessione come analisi di mercato. La modernità non è l’avventura, per molti aspetti l’ignoto è già passato, e non è incerto. Avrà avuto ragione Freud, che apre il libro, che la modernità ha a che fare con la bellezza, ma anche con la pulizia e l’ordine.
Zygmunt Baumann, L’età dell’incertezza
venerdì 26 settembre 2008
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