Non fosse per i luoghi, le donne che popolano questo libro e ciò che dicono si direbbe che vengono da un altro mondo.
“Allora per sposarsi usava «scappare», perché c’era miseria”. Il matrimonio si poteva così celebrare di mattina presto, senza vestito bianco, seguito da una bevuta per i soli familiari.
“Quando i due giovani ricevevano il benestare della famiglia, gli era permesso di «fare l’amore» a distanza: lei alla finestra e lui a passeggiare sotto, su e giù nella strada”.
“Quando una ragazza, pur se ignorante o ingenua, restava incinta ed era rifiutata dal suo s seduttore, tutte le colpe si riversavano su di lei. Ma il danno maggiore, all’epoca, ricadeva sulle spalle dei genitori e dell’intera famiglia. Tutta la famiglia era disonorata”.
Ma non è il “profondo Sud”. Sono le donne del Forno e degli altri paesi sopra Massa e sotto le Apuane, in tragica necessaria diaspora attraverso i monti con la Garfagnana e l’Appennino tosco-emiliano negli anni della fame, tra il 1943 e il 1946, per cercare la farina di castagne, l’unico nutrimento, che si raccontano. Tanti stilemi del Sud sono quelli della vita isolata, comunque povera, più spesso di montagna, della storia italiana fino a prima del boom. C’è anche l’omertà, “una componente molto diffusa tra la gente di montagna”, avvertono le autrici: “Sapevamo tutto di tutti, anche di faccende intime. Questo è un aspetto che ancora oggi è rimasto nei paesi di montagna. Però, se c’era da tenere un segreto, le bocche erano veramente cucite”.
Si conferma senza intenzione, nel fatto, che il “Sud” è una maniera. Un’invenzione, non benevola, benché a opera di storici e sociologi meridionali o meridionaleggianti: storie non documentate, sociologia d’accatto. Le testimonianze di questa raccolta si collocano peraltro in un assetto familiare e sociale distintamente, malgrado la fatica, la figliolanza, il matrimonio più o meno forzato, matriarcale. Mentre il “Sud” è ancora alla dipendenza, benché le sue donne abbiano vinto il referendum per il divorzio già nel lontano 1974, dopo avere imposto per secoli ai maschi il delitto d'onore e le faide – il “Sud” è all'evidenza una cattiva azione.
Quanto alla ricerca che ha impegnato Anna Maria Fruzzetti e Rossana Landini, è solida opera di storia orale. Un lampo documentando, con competenza narrativa e abilità, di Alberto Savinio in un articolo per il "Corriere della sera" del 26 agosto 1949 ("Senza mare davanti l'intelligenza non camina"): "Qui, sulle spiagge della Versilia, terminata la guerra, la gente non aveva lavoro, non aveva da mangiare, ma il mare l'aveva ancora: e si misero a fare sale". Al mare, di notte, al caldo e al freddo, malvestiti o non vestiti, bruciavano tutto ciò che si poteva bruciare (anche le imposte della casa di Savinio al Poveromo) e bollendo l'acqua di mare ne ricavano un po' di sale, che con traversate a piedi di due e tre giorni, anche al gelo, fino alla Garfagnana scambiavano con la farina di castagno, che era l'unico alimento.
Anna Maria Fruzzetti, con Rossana Lazzini, Maria ha detto sì… Le donne si raccontano, Memoranda, pp.104, € 13
venerdì 19 settembre 2008
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