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Accumulo - È il processo di formazione psicologica per eccellenza, il motore che una volta avviato si ricarica. Se non ponderato con riesami periodici, e dall’autocritica, anche per effetto degli eventi, è destinato a creare per concrezioni successive dei mostri. In tutte le forme dell’amore, comprese la gelosia e l’odio, e nell’antropia, la filosofia, la ricerca, la creazione. Si diventa violenti con convinzione, oltre che santi.
Coscienza – La solitudine, dice Mannheim in Ideologia e utopia, è coscienza che “non ricopre l’Essere circostante”. O non il contrario, che percepisce il circostante ma non l’Essere? La solitudine – la coscienza - è il vuoto di sé.
Felicità – Viene proiettata in avanti, tipica materia di utopia, sullo sviluppo individuale, al di là della diga salute-lavoro (sussistenza, reddito, occupazione del tempo). In un improbabile terreno delle passioni, erotiche,sociali, spirituali. Mentre è determinata a monte dalla linea sopravvivenza. Soprattutto nella società moderna o delle classi medie, che l’asse affluenza-salutismo hanno ingigantito oltre che inspessito. È determinata dal “nemico invisibile” (educazione, esperienza, mentalità, e tradizione – società o tribù, e Dna), dall’opinione pubblica, dallo Stato nelle sue innumerevoli filiere repressive. Se la determinante “invisibile” è amica, invece che ostile, la felicità è tutta lì.
Filosofia - Dissecca perché distingue. Non solo la logica, anche la metafisica. La stupidità, che è violenza, è già più sociale, accorpa. La religione ha più richiamo perché insiste, per quanto al coperto, sul grumo comune, è eminentemente un fatto politico.
La socialità non ha nulla a che vedere con la verità?
La filosofia che ha dimenticato la dimensione religiosa ha già dimenticato la verità.
Non produce conoscenza – di che? – ma altra filosofia. Quando è in forma di conoscenza è un adattamento, un transcript – come dal Libro degli amici.
Fotografia – È sempre beffarda, perché decontestualizza. Soprattutto la foto documentaria. Solo quella ricordo è reale, perché è privata.
Per la pubblicità è – come lo è – ok.
Movimento – Ritorna per il Sessantotto. È francese e sa di Heidegger. Ma il movimento è totalitario, fascista, nazista – non comunista, sovietico. Va con le masse: i gruppi che si vogliono masse.
Morte – La morte è poco filosofica: sempre si è nati, e si è vivi. A prova del con-trario il filosofo Antistene più volte tentò il suicidio, ma lo fallì. Il senso della fine è delle storie, ne romanzi, la politica, l’impresa, che sono un surrogato e non un quadro della realtà, e vanno coi premi e i primati. Il tempo è immortale, altrimenti non sarebbe. È un metronomo. Anzi, un pendolo: non accelera, indifferente. “Lo scopo della vita è la morte” e “il non essere esisteva prima dell’essere” sono di Freud - di chi altri sennò, la cultura del lutto. Che Heidegger avalla: “La storicità autentica è l’es-sere-per-la-morte”. Ma filosoficamente l’essere, la vita, esiste prima dell’esserci, qui e ora, e continua dopo la morte. Il dottor Freud dice bene: “Ogni essere muore necessariamente per cause interne”. La realtà entra in noi, che la realizziamo, molto prima di essere. Come presagio, desiderio, rovina - ma raccontare è utile, estrae il reale dall’irreale.
Non è la fine di ogni inizio ma il non poterlo fare più, un dispiacere. Un inconveniente, non un destino, anche se fatale – ma chissà.
Riso – A Dio mancherà. La celebre battuta, mentre condannava Adamo alla compagnia femminile e alla fatica, “ecco, l’uomo è divenuto uno di noi”, come un dio, la disse in uno sbocco d’ira. E dopo d’allora non ha più parlato – sì, a Mosè, ma Mosè era egiziano, non c’è da fidarsi.
Rivoluzione – Se ne avvalgono i mediocri, se ne avvantaggiano. Poi ce ne vuole prima che i belli-e-buoni riemergano.
Non ci sono poeti nelle rivoluzioni, né filosofi. Prima sì, e dopo, non durante.
È, si dice, lo strumento per eccellenza della politica. Invece la interrompe, come la guerra prima di Clausewitz, e dopo.
Sentimenti – I buoni sentimenti sono anche cattivi: il rapporto d’inclusione implica l’esclusione. Ci vulle forza d’animo e cultura per nutrire sentimenti equilibrati, cioè non esclusivi. Nei rapporti personali come in quelli sociali, e perfino in politica – il pacifismo che non sia critica del Nemico e lode dell’Amico.
Stupidità – Esiste, e più spesso è graziosa.
Senza Dio è la nostra fondamentale condizione. Tutta la filosofia è stupidità, non solo quella dello stupore, e la vita.
L’assenza di causalità è la stupidità – l’assenza di ragione logica.
Può essere gioiosa: fa della vita un fuoco fatuo.
Tecnica - È l’altro lato della guerra dell’homo faber. L’evoluzione selettiva da tempo ha portato l’uomo di fronte a un solo nemico, se stesso.
Tolleranza - È poter essere tollerati
Implica una majestas, una gerarchia morale.
Tradizione – Non vive se non è recuperata: la tradizione è un’invenzione. Si costruisce come la storia, lì per lì.
Utopia - È servile: fa sempre bene a qualcuno, mai a se stessi.
È fissazione dell’immaginario. Doppiamente pericolosa, a destra e a sinistra, poiché è sempre domanda di ordine. La caserma di Bismarck, luogo dell’ordine, e l’uguaglianza sono uguali.
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