La finanza sarà solida in Italia, ma chi ha messo i soldi nei fondi pensione e nelle pensioni integrative, soprattutto chi ci ha messo il Tfr, ha di che temere. E con loro il governo. Perché banche e assicurazioni sono ora sotto il tiro dei riscatti. Il debutto delle pensioni private è avvenuto in Italia, dopo una dozzina d’anni di discussione, nel momento meno propizio. Banche e assicurazioni, che si erano precipitate sul Tfr, temono ora la fuoriuscita generalizzata, di fronte ai rendimenti nettamente negativi. E il governo, benché ne discuta già da qualche giorno, non ha ricette per aiutarle. Unicredit è uno degli istituti che più ci ha puntato, grazie anche alla esperienza dei fondi pensione integrativi aperti che lo stesso Profumo aveva maturato negli anni della formazione in Merrill Lynch.
L’incertezza sul Tfr è il tema più discusso in queste ore negli ambienti di lavoro e nei sindacati. I primi segni sono stati fortemente negativi. Il convegno promosso per il 13 ottobre al Circolo della Stampa a Milano dall’Associazione lombarda dei giornalisti chiederà al governo di studiare delle forme di copertura. I giornalisti, che per primi avevano creato un fondo integrativo quindici anni fa, con accantinamenti dell'1.50 per cento, più uno 0,35 per cento a carico degli editori, hanno avuto bruttissime sorprese. Chi è andato in pensione in questi mesi non solo non ha capitalizzato nulla sui fondi versati, ma se li è visti decurtati. Anche chi ha scelto la gestione più conservativa fra le tre proposte. In qualche caso le perdite sono arrivate fino al venti per cento.
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