La professione di fede socialista di Brunetta sarà il “non detto” più clamoroso di questa stagione politica. Di un classe politica, e del ministro della Pubblica amministrazione in particolare, di cui sono ammanniti anche gli starnuti, questa dichiarazione in tutta evidenza sorprendente è caduta nel nulla. I tg, che non hanno potuto fare a meno di registrarla, l’hanno illuminata di lividi grigi. E non c’è solo l’informazione cominfomista: nessun commentatore vi si è soffermato. Su un fatto che è forse paradossale, e che comunque costituisce il perno del “ciclo berlusconiano”: che la destra prende molti voti della sinistra, un buon dieci per cento, ormai stabilmente.
L’evidenza è che ci sono in questo governo di destra più socialisti che in qualsiasi altro governo repubblicano e italiano. Con Brunetta, Frattini, Tremonti, Sacconi, Bonaiuti, Stefania Craxi, Eugenia Roccella. E Chiara Moroni, Margherita Boniver, De Michelis, i tanti giuslavoristi che hanno dato un qualche assetto al mercato del lavoro, da Marco Biagi a Michele Tiraboschi. Al suo primo governo Berlusconi diede un’impronta liberale, trovandosene a mal partito, tra l’ideologia dei buoni ragazzi Martino, Marzano, Urbani, Biondi, Costa, e i lazzi dell’Avvocato, ma ebbe il coraggio di nominare Emma Bonino e il professor Monti alla Commissione europea. Il secondo inefficientissimo governo Berlsuconi del 2001 fu dominato dal democristianesimo: dei Letta, Fini, Fazio, Casini, Follini, Scajola. Il terzo Berlusconi è marcatamente riformista, e quindi ha come riferimento i socialisti, con la Gelmini di Comunione e Liberazione.
Si può argomentare che questa sinistra è diventata destra. Non sarebbe una novità. Ma, restando nell’ambito della costituzionalità e della moralità politica, ciò sempre denota un cambiamento. Non tanto dell’opinione – raramente si muta un’opinione – ma dei riferimenti. Succede che tanti moderati votano a sinistra se la sinistra assicura la legalità e il buongoverno. Per quale altro motivo mai tanti destrorsi professi sono colonne della sinistra, Di Pietro, Travaglio, Zucconi, D'Avanzo? Mentre tanti riformisti – i socialisti, se sono ancora qualcosa, sono riformisti, per l’efficienza e il buon lavoro delle istituzioni – devono votare a destra.
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