“Panorama” ha reso pubbliche le magagne dell’università di Siena. Il “Corriere della sera” non è da meno, e rende note quelle già note dell’università di Messina. Siena ha sperperato 250 milioni di euro, a favore di amici, parenti e compagni. Ma Messina fa peggio: vuole spendere 80 mila euro per un quadro sul terremoto del 1908.
I milioni non sono migliaia, ma non fa nulla, il “Corriere” ha la penna brillante di Gian Antonio Stella, che del malaffare al Sud sa tutto, e questo basti. Non c’è solo Siena infatti: il Grande Scrittore Stella trova il modo di citare anche Salerno e Teramo, seppure per spese più veniali, quasi alla nostra portata. Tenendosi, rigoroso, sotto il muro di Ancona - Siena non ci sarà nel giornale, s‘immagina, per essere sopra il muro.
Naturalmente ci sono molti giudici a Messina, Salerno e Teramo, per indagare su questi sprechi di migliaia di euro. E anche questo è un aspetto del fatto. Mentre non ci sono giudici a Siena.
Ma non solo per il “Corriere”, anche per i giornali toscani di sinistra Siena non c’è, se non in poche righe. E questo è un altro aspetto del problema. Si aprono sedi inutili, si danno consulenze inutili, e si moltiplicano gli incarichi (130 bibliotecari, otto segretarie per il rettore, diciannove addetti alle relazioni esterne…) secondo un modello di corruzione dolce che si ritrova in ogni amministrazione in Toscana e nel Centro Italia. Applicato appunto alla cultura (la comunicazione), all’ambiente, alla sanità, ai settori trainanti delle economie mature, che sono le stelle del sottogoverno.
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