mercoledì 5 novembre 2008

Il presidente alieno e la scoperta dell'America

È morto l’antiamericanismo. Sarà questo l’effetto maggiore delle elezioni americane sull’Europa latina, l’Italia in primo luogo, la Francia, la Spagna. Non negativo, se libera il giudizio dal pregiudizio. Si moltiplicano le meraviglie e le lodi dell’America, un paese che in massa, pagando di tasca propria, si è scelto un presidente giovane e solo, e per di più nero. Votandolo poi compatta, anche i bianchi, latini e ebrei inclusi. Uno che in Italia, dice Toni Morrison, romanziera premio Nobel, ancora aspetterebbe la cittadinanza. Quello che farà Obama da presidente sarà un altro discorso: probabilmente farà bene, forse farà male, ma da uomo che entra nella normalità politica. Ora è importante scoprire che mezza Europa, Italia compresa, riconosce infine l’America democratica, sessanta e oltre anni dopo esserne stata liberata dai suoi fascismi. Obama ha già fatto un miracolo.
Altri però non sono da escludere. Chi ha visto la Cnn zigzagando col telecomando la notte di martedì ha percepito la verità di queste elezioni. Per effetto di una giornalista che, stando a Chicago, era presente in studio a Washington. E parlava, si muoveva, gesticolava, come se ci fosse. Clonizzata. La sua figura era ricostituita punto per punto sull’immagine piatta come fanno i fonditori sui modellini degli scultori, grazie alle macchine elettroniche che hanno sostituito la cinepresa. Obama ha vinto come un alieno sul mondo infetto. Spazzando via i concorrenti, e più nelle primarie contro Hillary Clinton, che nella competizione contro McCain. Un candidato solo, fuori dell’establishment, e da tutti i pronostici, senza ricette miracolose, anzi prosaicamente impegnato a non fare promesse, ha imposto la necessità di sé. Raccogliendo più fondi di qualsiasi altro candidato mai alla presidenza, una montagna di piccole somme, un centinaio, o qualche diecina, di dollari a testa. Ed è questo di lui che lascia esterrefatto, o appassionato, il mondo, non il presidente giovane e nero. Come una apparizione, se non un messo di un altro mondo.
Ma la sua vera vittoria è stata nelle primarie. Sponsorizzato da Edward Kennedy, parte non piccola del gruppo di potere democratico, pe un motivo preciso: era il candidato ideale, per età, figura, storia familiare, e parla anche preciso e perfetto come un modello. Era un vincente perfetto contro l'anziano McCain - che con la stagionata Hillary se la sarebbe giocata alla pari - e lo è stato. Ha puntato sul carisma divistico che fa, bene e male, la cifra e la misura della cultura americana, ed ha sfondato. Ora è presidente, che in America significa che dovrà pensare e decidere da solo, e questo resta tutto da scoprire.

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