È scrittore-questore il letterato più colto del secolo, che legge Tucidide in greco, il tedesco, l’inglese, pratica la filosofia, è esperto di retorica. E per questo è isolato: lo scrittore italico si vuole romanticamente all’attacco della sapienza, costituita a muro contro i sentimenti e la “vita” – da ragazzi di vita, uomini di vita. Non è uno che possieda i suoi mezzi – vedi Tolstòj e gli altri russi, Dumas e gli altri francesi, Fielding e gli inglesi – anche se talvolta li rinviene. Per un successo che intende non creativo ma “mondano”, cioè sociale. È uno cioè che non sa nemmeno del mondo – semplicemente non sa. Questi scrive. Quello che sa non scrive, o si avvita imperscrutabile, leggendo e imparando si è già divertito molto – il secondo scrittore più colto, con meno greco e più attenzione al mondo, è Carlo Emilio Gadda, il quale però, essendo ingegnere e non uomo di legge, ha calcolato bene le forze, puntando sulla “funzione Gadda” di Contini, una cifra che è un mondo (legge leggendosi).
Antonio Pizzuto, Lezioni del maestro
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