È una storia a tutti gli effetti, ora si sa, non veritiera, e tuttavia sempre viva e vera. La vicenda personale del generale-scrittore Piotr Krasnow, uno dei burattini della Germania, del kaiser e poi di Hitler, contro la Russia sovietica, la sua vicenda politica e quella militare sono diverse da quelle del racconto. Perfino fisicamente il generale è diverso da come lo vuole il narratore di Magris. E tuttavia il racconto è vero, tanto più ora, a fronte del revisionismo sulla guerra dei vinti. È il destino di morte delle minoranze e dei perdenti della storia, indifferentemente con lo zar, con Lenin, col kaiser, con gli inglesi, con Hitler, e di nuovo con gli inglesi. Che portarono alla resa i cosacchi dei tedeschi con la promessa della libertà, e poi li consegnarono a Stalin – al suicidio in massa, molti di essi, con le famiglie, per annegamento nella Drava.
Magris si sdoppia in un narratore senza ruolo nella vita, un prete senza parrocchiani da guidare né assoluzioni da dare, e il più è fatto. Da qui la misura e il senso umano, da uomo di frontiera, senza lo sciovinismo revisionista. E l’orchestrazione narrativa “naturale” degli strumenti filologici (c’è anche un Neris, “assiduo germanista”). Dopo Carlo Ginzburg e il “paradigma indiziario”, prima di altri grandi filologi narratori, Settis, Canfora. Sull’assunto, insieme debole e forte, che “la menzogna è altrettanto reale quanto la verità”, come dice il canonico narratore. Una storia che avrebbe potuto arricchire quella di Magris la racconta Pasolini in una lettera a Luciano Serra, che nel 1945 doveva scrivere un ritratto di Guido, il fratello minore dello scrittore, partigiano della Brigata Osoppo, ucciso a tradimento dai partigiani della Garibaldi: “Guido e Roberto (d’Orlandi) hanno tenuto testa da soli a un centinaio di Cosacchi, che erano andati a rastrellare Musi…, e resistettero fino a che i Cosacchi non si ritirarono”.
Il Magris narratore, benché già illustre germanista, debuttava nel 1984 sulla “Rivista milanese di economia”, house organ della Cariplo, la banca, e ad essa restava per un lustro confinato.
Claudio Magris, Illazioni su una sciabola
domenica 9 novembre 2008
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