Grandi professioni di liberismo la scorsa settimana a Washington, mentre si perfezionavano o si lanciavano dure forme di protezionismo. L’elogio del mercato di Bush è una sorta di epicedio su se stesso che i convenuti gli hanno lasciato per compassione verso tanta sfortuna. La Merkel, che ha salvato le sue grandi banche, aveva in mente il salvataggio della Opel. Mediante garanzie sui debiti, che sicuramente passeranno a ogni vaglio di Bruxelles – Opel non è Alitalia, la Germania non è l’Italia. Barack Obama deve salvare in qualche modo Detroit. Questo è già più difficile che salvare la Opel, o la General Motors europea. Perché i giapponesi si sono fatti furbi dopo il protezionismo degli anni 1970, e ora sono grandi produttori di automobili americani. Ma non c’è dubbio che Detroit otterrà in qualche modo il centinaio di miliardi di dollari di cui ha bisogno per non saltare. In Gran Bretagna il socialista scozzese Brown ha salvato con i soldi pubblici le maggiori banche e aiuterà anch’egli l’industria dell’auto.
In Giappone, Corea, Francia e Italia i guai della General Motors-Opel trascineranno interventi di eguale peso a difesa dei fabbricanti nazionali, la gamma Opel è la stessa di Fiat, Renault-Nissan, Peugeot, dei coreani, e in larga parte di Toyota.
sabato 22 novembre 2008
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