Paginate stellari giovedì 31 sull’abominevole Craxi e il dimenticato Spadolini. Che seppero evitare la guerra alla Libia nel 1986 - a differenza di chi si precipitò a bombardare la Serbia nel 1999. Senza scodinzolare alla tenda di Gheddafi, come la Seconda Repubblica farà con Andreotti, Prodi, D’Alema, Berlusconi. Alla tenda di uno la cui ambizione è di emulare Mussolini “duce del Mediterraneo“, sul cavallo bianco.
Ci costringono quasi a rimpiangere la Prima Repubblica. Ma è vero che la Seconda Repubblica resterà irrimediabile epoca di mediocrità - se ci sarà una Seconda Repubblica nella storia: ci potrebbe essere una lunga deriva, il golpe abortito di Scalfaro e Mediobanca.
È dunque guerra tra il Belgio e l’Italia sulla protezione dell’ambiente. A parte il ridicolo, c’è l’ipocrisia, che evidentemente accompagna ogni evento dell’Unione. La querelle si sa già come andrà a finire: con una moratoria degli impegni di Kyoto, al vertice di fine anno. L’Italia si è preso il ruolo del cattivo, e gli altri, che non vedono l’ora di rinviare gli impegni, quella dei Robin Hood. Ma l’ipocrisia si esercita, appunto, sulle cose buone.
La protezione dell‘ambiente è una di queste cose buone. È di tutti, non solo dei belli-e-buoni. Ma per i belli-e-buoni è anche una cornucopia, di progettini, affarucci, opere spesso a nessun fine, se non l’arricchimento. Perché, chi può contestare gli “investimenti per l’ambiente”?
Non c’è più la prima pagina sul ”Corriere della sera” per Bill Emmott, l’ex direttore dell’“Economist” che faceva le copertine contro Berlusconi. C’è solo il taglio basso nella pagina dei commenti, tra i quattro o cinque ivi ospitati. Con un “Berlusconi fa bene: l’ottimismo serve” a corpo 48 sopra un pezzullo stiracchiato che piega perché i governanti in tempo di calamità devono sorridere.
L’arcigno ex direttore nomina Berlusconi di passata, nel build up del suo osanna a Osama. E forse non sa che Bazoli, e quindi il “Corriere”, sono in tregua con Berlusconi. Ma la sua nuova carriera di opinionista dell’Italia, e il lauto assegno del “Corriere”, varranno bene l’amato calice dell’osanna al disprezzato tycoon.
E tuttavia fa sempre impressione vedere sul maggiore giornale nazionale, anche se in taglio basso, in veste di salomone un ex direttore del settimanale così strettamente legato alle banche di affari e agli istituti di rating, le maggiori bande di ladri della storia, che il mondo stanno portando al lastrico.
L‘Expo a Milano e la ricapitalizzazione “a gratis” delle banche hanno fatto di Berlusconi il re di Milano, è a questo che il realista Bazoli si è piegato - l’Expo vale bene quindici miliardi di affari immobiliari. Ma è singolare come il puro e duro “Corriere” di Fiengo & co. ha subito fiutato l’ottimismo di Emmott-Berlusconi, malgrado le tante pagine che il giornale giustamente dedica alla crisi, “peggiore che nel 1929“. Il suo magazine di vita “Style” è andato subito a cercare gli eletti che, tra Milano e Napoli, le due città sono sempre più in simbiosi, fanno le giacche da uomo “a partire da” 2.000 euro.
“Una manifestazione oceanica che esonda da piazza Esedra e piazza del Popolo”, titola “il Manifesto”, “È arrivata l’alta marea”.
La “forza tranquilla” e il “paese normale” cedono il posto al cipiglio stentoreo noto, appena modernizzato dall’“esonda” dei vigili del fuoco. Per essere benevolenti, questa è la sinistra a cui piace vociare, per assolversi. Per mettersi l’animo in pace, come ogni buona zitella abitudinaria. Un po' ignorante, perché si confonde a ogni starnuto col Sessantotto. Ma bisogna anche sapere che questi si mettono in marcia, a milioni, per andare a Roma ad ascoltare il capo. Perfino per Cofferati si sono mossi, a milioni, che vuol'essere un mediocre.
Tra gli sprechi dell’università di Siena, che ha accumulato un buco di 250 milioni di euro, ci sono 1350 impiegati - per mille insegnanti: più di quelli del Monte dei Paschi, tradizionale feudatario di Siena. Ci sono costose e inutilizzate sedi distaccate a Arezzo, San Giovanni Valdarno (cioè Arezzo), Colle al d’Elsa (cioè Siena) e Follonica. Con iscritti in calo del 20 per cento. Ma soprattutto splende Pontignano: nell’ex certosa “lavorano” 41 dipendenti, con premio di produzione, in attesa che torni a conclave l’Ulivo di Prodi, per il quale le porte sono state aperte un paio di volte dopo il costosissimo restauro. Forse non sanno che l’Ulivo non c’è più.
Il progresso e la cultura sono a Milano “La vedova allegra” alla Scala, che commuove i migliori critici. Con spolvero di Mitteleuropa e Belle Epoque. E Beckham al Milan. Che Londra rifiuta, non vi è più buono nemmeno per il gossip. L’Italia sarà pure un outlet, e un emporio di roba usata. Ma sempre Milano ci rivende merce scaduta.
Una corrispondenza da New York del “Manifesto” informa il 31 ottobre che Alexander Stille ha pubblicato sul settimanale “New Yorker” un ritratto di Berlusconi. Intitolato “Girls! Girls! Girls!”. Il ritratto, spiega la corrispondenza, spiega che Berlusconi non è l’”instancabile Don Juan” dipinto dai suoi sostenitori, “capace di soddisfare due o tre donne in una volta”, no, è solo un “drogato di pompini e misteriose iniezioni”. Insomma, lui vorrebbe essere Don Giovanni, e invece è un piccolo Clinton.
Alexander Stille, informa la corrispondenza, è professore alla scuola di giornalismo della Columbia University of New York. Ma è anche figlio di Ugo Stille, il corrispondente da New York del “Corriere della sera”, di cui poi è stato direttore. Figlio doppio in un certo senso, perché Stille era un non de plume del padre e il figlio ha adottato anche quello. E questo, che da noi è una nobile genealogia, non baronaggio, non va bene in America.
Forse per questo il settimanale indica l‘articolo come “Una lettera da Roma“. E non consente che si legga sul suo sito, unico del ricco indice, nel numero del 3 novembre.
A trenta giorni dallo storico articolo di Asor Rosa sul “Ventennio di Berlusconi”, l’1 ottobre, c’è posto sul “Manifesto” per l’intervento a sostegno di Piero Bevilacqua. Il quale giustamente attacca Berlusconi, che ha corrotto la società civile. E conclude: “Io sento di assumermi, come storico, la responsabilità di affermare che neppure sotto la dittatura fascista il lavoro umano in Italia ha conosciuto le forme di degradazione, precarietà, umiliazione patite nell’ultimo ventennio nella cornice di uno stato formalmente democratico”. E informalmente?
Autore di una benemerita "Storia della Calabria" per le scuole, Bevilacqua è approdato alla Sapienza a Lettere al tempo di Asor Rosa. Che molti nell'ateneo romano dicono ancora "fascista", benché da tempo a riposo. E dunque il giudizio dello storico è giusto: si dà del fascista a tutti, perché non a Berlusconi?
Gianfranco Fini si è immerso nelle acque di Giannutri ad agosto. Bagno proibito, e multa - la storia è nota. Ma a novembre l‘indignazione resta grande a Livorno e Viareggio, e “Il Tirreno“ ospita un forum periodico sull‘argomento. Nell‘ultima ondata di proteste la multa è giudicata irrisoria, 206 euro.
Gli italiani sono mediamente i più longevi al mondo, dopo i giapponesi. Ogni anno si sa, si dice, da più anni. E ogni anno si pubblicano paginate sul perché i giapponesi sono longevi: sono pagine pronte?
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