Come alla mula del Berni, a Berlusconi piace sollevare i sassi per inciamparvi dentro. Meglio se mediatici, sotto i riflettori. Se qualche italiano non si fosse accorto che sta dando la caccia all’infido Murdoch, allarga il tiro, includendo nel parterre dei nemici-amici dell’australiano i direttori della “Stampa” e del “Corriere”, Giulio Anselmi e Paolo Mieli - tanto onesti che si sono pure meravigliati dell'accusa. Berlusconi ama far drizzare le orecchie ai giornalisti. Col passato governo aveva messo nel mirino Biagi, Fazio e Santoro.
Viene da dire che Berlusconi ce l’ha col giornalismo. Ma non si può: è il maggior editore italiano, e anche grazie al giornalismo uno degli uomini più ricchi al mondo. Lui dirà che Anselmi e Mieli fanno campagna contro. Ma non è vero: Anselmi e Mieli, pur essendosi professati alle elezioni antiberlusconiani, non risparmiano gli apprezzamenti al governo per l’avvio, bene o male, di qualche riforma, per l’attenzione alla crisi delle banche e dell’economia, per l’equilibrata politica europea e internazionale. Per non dire del suicidio plurimo e insistito della sinistra, in questi giorni con il vaudeville democratico.
No, ciò che Berlusconi vuole è fare i titoli. Anche a costo di uccidere la mamma. Questo pericolo per fortuna è scongiurato. Ma fuori dalla famiglia ogni appiglio, anche turpe, è buono per occupare la scena e dettare l’agenda. E non si può farci nulla, è il trend, e la ricetta oggi della buona politica, apparire: l'informazione nell'età della informazione è "uscire" sui giornali, come usava al tempo degli imperatori e poi dei dittatori - Veltroni ha fatto il sindaco di Roma non per altro, per avere ogni giorno una uscita gratis sui giornali (si ricorderà il giorno che, non avendone altro pretesto, "dotò" una ragazza povera di borgata, una modella in stracci). Ora, dando per scontato che per gli antiberlusconiani nulla c’è di peggio di Berlusconi, si parlerà di libertà di stampa. E Berlusconi otterrà più rispetto, un po’ di più, per se stesso, per il governo, per il Milan, e magari per le sue ministre, da Sky Tg 24, che occupa l’etere per ventiquattro ore.
Nulla di eccezionale se si vuole. È il famoso “molti nemici molto onore” su cui, da “uomo del dialogo” quando si trattava dell’immobiliare e della tv pubblicità, ha invece scelto di costruire le sue fortune politiche. Il successo è stato perfino maggiore. Ma, nelle innegabili capacità di patrimonializzazione del personaggio, questa viene sempre trascurata: far fruttare il capitale negativo che, con i referendum, la Rai, i giudici e il conflitto d’interesse, e non escluso il fascismo, gli è stato cucito addosso. Qualsiasi cosa faccia o dica, Berlusconi non può che guadagnarci. L’unica cosa che non può fare, purtroppo, è tacere.
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