Una scrittura tornita e lucida nel dramma più crudo, a meno del sangue e della violenza, quello di un’esistenza che si spreca per una persona incapace di farlo. Ma è una sublimazione intellettuale, non la rappresentazione del trauma quotidiano, normale. Un’esercitazione “postmoderna”, di testa, la prima in Italia, sgambettando “continuamente dal vero al falso, e dall’autentico al doppio” (p. 120). Sa del gioco e non della sofferenza o della compassione.
Francesco Orlando, cugino e creativo interprete del famoso ispanista divenuto ai cinquant’anni scrittore, insiste sul tasto personale nel saggio introduttivo alla riedizione Sellerio (pp. 180, € 11, arricchita del racconto “L’esitazione”), che però titola “Suoni flebili e opachi”. E smarrisce a sua volta il lettore in un labirinto di saperi, doveri, poteri, traumi e sintomi. Forse più consono alla sua donchisciottesca crociata contro l’antropologia della cultura onnivora, che disinvolta oblitera la natura e la storia, insomma la realtà – crociata da analista?
Carmelo Samonà, Fratelli, 1978
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