Buttafuoco è giovan(ile), siciliano, di destra, fa personaggio, è sbrigativo, e può dire ciò che vuole. Che Khomeini è un uomo di fede e un mistico, quando tutti sanno che era un politico durissimo. Che la ricca tradizione iraniana dimezzò, anzi atterzò, anche la modernità faceva parte dell’Iran. E la ricca religione di Qom - razionalità e fede - ridusse a “oppio dei popoli”. Ma non bisogna esagerare, Buttafuoco va di corsa. E la difesa della tradizione accredita al khomeinismo: Ahmadinejad come Heidegger (e Gadamer). Dice anche che l’islam ha il culto della Vergine. Il che è vero, in un certo senso.
Si acquista con le comparsate un’autorità indiscussa, un tempo si sarebbe detto una unzione, quella dell’autore. Sia esso poeta, pittore, architetto, filosofo, scienziato, o semplice giornalista. Non l’autorevolezza, che viene con gli studi e l’esperienza, ma il fatto di essere. Il tipo “con quella bocca può dire ciò che vuole”. Per l’autorilità, se ce ne fosse una, che deriva dalla (bella) presenza. Con la dedica a Giuliano Ferrara, a garanzia del miglior giornalismo. E il titolo preso a Duby, Le Goff, a garanzia della migliore storia.
Un tempo c’erano i santi ignoranti, e i pazzi. Ma non facevano male a nessuno. Del resto, lo stesso Buttafuoco lo dice: vogliamo conquistare l’islam sbattendogli la fica sul muso? Quanta scurrilità non ha provocato quel Voltaire.
Pierangelo Buttafuoco, Cabaret Voltaire. L’islam, il Sacro e l’Occidente. Bompiani, pp. 226, €18
lunedì 1 dicembre 2008
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