Se sono parte del gossip perché censurarle? Può darsi che le intercettazioni facciano bene. Anzi è certo, questa è la verità. Ai giornali, per esempio, che altrimenti non sanno che scrivere. Non dovrebbero però gravare, ecco il busillis, sulle spese della giustizia: che c’entrano le intercettazioni, i verbali, le indiscrezioni, con la giustizia? Perché fare leggi sulle intercettazioni, sprecare il tempo dei parlamentari e il poco denaro dello Stato, quando, come le droghe, il loro consumo è incontenibile? Tanto vale liberalizzarle.
Non è una modesta proposta, un paradosso. L’onorevole Rutelli ha scritto ai maggiori giornali per lamentarsene vittima, chiedendo però che il titolo della missiva recasse: “Ma dico sì alle intercettazioni”. Giusto. Cioè no. Cioè, è un’ottima professione di fede liberale, radicale, ma l’onorevole Rutelli fa male a lamentare che in queste intercettazioni si parli di lui, e di sua moglie Barbara Palombelli, persona tra le più stimabili, a caso, in conversazioni di nessun rilievo penale, giusto per accostare il suo nome a quello dell’imprenditore napoletano Romeo. Che è in carcere anche perché è il maggior appaltatore del Comune di Roma delle amministrazioni Rutelli e Veltroni. Ma questo non incide: nessun addebito è mosso all’onorevole Rutelli.
Ora, ciò che si lamenta delle intercettazioni è appunto questo, il loro uso a fini di pettegolezzo. Con la mezza frase, il contesto immaginario, lo sbobinamento discrezionale, attraverso mani e orecchie a loro volta amiche, anche non pagate, di giornalisti o informatori di polizia. Per dire che sì, forse, non si sa, ma potrebbe essere. Ma è questo il loro bello: è giusto, perché i giornali dovrebbero privarsene, se “Novella Duemila” è già alla quinta o sesta imitazione. E i grandi settimanali e i posati quotidiani ardono di copiarla? È il genere di informazione che tira, e anche la letteratura, a ben guardare, vi fa solido affidamento, su confessioni, verbali, registrazioni, lampi di memoria fulminanti. Ecco dov’è la nuova frontiera di libertà: non più segreti.
Perché avere vergogna, di che? A un galantuomo non fa paura un carabiniere che ne registri le virgole - il defunto senatore Spadolini, che pure spernacchiava da storico la questione morale, impiegava un addetto alla registrazione al seguito. O che lo assista in camera da letto, e se vuole anche al gabinetto di decenza. L’onorevole Rutelli vada in piazza, o da Vespa, o da Santoro, e lanci questo semplice messaggio: “Italiani, ancora uno sforzo!” Vedrà che risposta plebiscitaria.
lunedì 22 dicembre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento