Dunque Campanile, che tre anni prima aveva avuto il premio Viareggio, pubblica nel 1976 una novelletta anticomunista. Dunque, si poteva. O non deve Campanile a questo penchant politico la sua marginalizzazione? L’utensileria messa in ridicolo è picista: doppiezza, militarizzazione, ipocrisia. È anche detto: si parla di rivoluzione, compagni, occhio di Mosca e materialismo. Anche l’Eroe è tipicamente comunista. Ma Cordelli lo presenta nella Bur come antifascista. Un lapsus? Ci sono perfino le impiccagioni in Cecoslovacchia, e i servizi segreti dei servizi segreti.
Il segreto è forse assolvere anche i nemici, senza fare autocritica. Ma Campanile è pervicace: irride Churchill e de Gaulle, e salva Pétain. Anche se aggroviglia indissolubilmente il suo gioco dell’essere-non essere, sotto la specie dell’agente segreto.
È anche il 1976, il romanzo è d’epoca – benché probabilmente abbozzato vent’anni prima.
Achille Campanile, L’Eroe, 1976
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