mercoledì 21 gennaio 2009

Berlusconi perde quota, con Alitalia

Quello che non hanno potuto ottomila, o novemila, giudici, Prodi, D’Alema, Rutelli, Veltroni, e i magnaccioni televisivi, lo potrebbe Alitalia. Il passaggio di Alitalia alla “razza padana” fa perdere Berlusconi, e non di poco. Gia dalle elezioni europee. Sembra incredibile, eppure l’allarme è diffuso. E il malumore. I sondaggi non lo rilevano, ma le antenne periferiche di Bossi e Fini, e della stessa (ex) Forza Italia, sì. E del resto il caso non scandalizza gli opinionisti: l’opinione pubblica si forma per percezioni di senso più che per le cose, e i momenti, anche grandi, iniziano smottamenti, poco impercettibili. Il calo di popolarità di Berlusconi, che i sondaggi rilevano ma non collegano ad Alitalia, potrebbe essere lo smottamento premonitore.
La privatizzazione di Alitalia così come voluta da Berlusconi ha lasciato insoddisfatti tutti gli operatori del settore aereo, a Milano e a Roma, di Alitalia e di Air One, di Adr e della Sea, e dell’indotto, molto dubbiosi che non si potesse fare meglio. E inferociti gli azionisti, i cui titoli sono stati cassati, dopo averne impedito d’autorità la negoziazione. Sono alcune centinaia di migliaia di elettori. La convinzione sarebbe peraltro generale che Berlusconi ha voluto solo ingraziarsi la “razza padana”, gli speculatori che hanno già depredato Telecom.
Il problema “che fine fanno le azioni Alitalia” non è d’altra parte semplice, o minore, come è sembrato al commissario di Alitalia Fantozzi e al suo ministro Tremonti. Associazioni si vanno formando di piccoli azionisti che potrebbero rinfocolare i malumori. L’intento, per ora confuso, di queste associazioni è di chiamare in causa il governo e la Consob. Su quali basi e con quali scopi è stato deciso d’impedire agli azionisti di negoziare i loro titoli? Questo il quesito cui si tenta di trovare riscontro nei codici per un ricorso giudiziario. Sin dal 5 giugno, come uno dei primi atti del nuovo governo, anche se la decisione formalmente è della Consob. Il presupposto è un’intesa a monte tra il governo e la cordata Colaninno per liquidare senza corrispettivo i risparmiatori.

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