Emine Erdogan invita a Istanbul le first ladies arabe per una giornata della pace in Palestina. “Il Sole” la immortala domenica in prima pagina con soggolo monacale. La moglie del primo ministro turco era famosa per ordinare esclusivi foulards Yves Saint-Laurent a mo’ di chador. Anche nella foto esibisce un mantello appositamente disegnato, col ricamo “Peace”. Ma con la testa fasciata da una sorta di passamontagna. La attorniano la regina Rania di Giordania, Asmaa al Assad, moglie del presidente siriano, e Mozah Nasser al-Missned del Qatar. Tutte belle, brillanti, capelli al vento. Compresa Mozah, che, benché seconda moglie di un emiro che ne ha tre, ha voluto il suo nome accanto a quello del marito e mantiene una sua attività imprenditoriale.
Emine tenta invece col marito di fare della Turchia uno stato islamico. Il primo ministro Erdogan ha fatto eleggere un presidente islamico, con una moglie velata. E Emine si è subito velata. Insieme col marito ha tentato di eliminare il divieto di portare il velo all’università. Con manovre anche scorrette: la Corte costituzionale ha condannato la coppia tre mesi fa per aver fatto del velo all’università “un tema politico centrale col risultato di fomentare divisioni sociali”. Impiegando a questo scopo, sottolinea la Corte, il finanziamento pubblico dei partiti.
Non sarebbe il primo caso della storia fermata dall’islam reazionario negli ultimi decenni, dall’Iran a tutto il Nord Africa. L’islam tribale degli emiri della penisola arabica si apre, le repubbliche urbane e un tempo moderne, impegnate alla giustizia, sociale e economica, e alla buona vicinanza col mondo, si chiudono su una improbabile sharia. A opera di governanti più furbi che radicali, i quali credono con le piccole concessioni di farsi padroni delle moschee, mentre inevitabilmente aprono la stada al clericalismo. Ma tanta saggezza dei coniugi Erdogan è il baluardo di Berlusconi nel mondo islamico.
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