Nella crisi, un ponte utile sarebbe con Mosca. Che ha molti beni primari, e questa volta mostra di regge meglio al crollo, rispetto a dieci anni fa, dei prezzi delle fonti di energia. Ma mezza Europa non parla con Mosca. La Polonia in primis, che è quella che più ne avrebbe da guadagnare: i governi di Varsavia, di destra o di sinistra, preferiscono invece fare la sentinella armata di un improbabile Occidente alla frontiera con la Russia. Il complesso Ucraina è ancora forte presso tutti i paesi della ex sfera sovietica. Per superarlo Putin ha fatto accettare da Gazprom un compromesso per il gas oneroso, e presto insostenibile, ma senza effetti di rilievo: la Mitteleuropa si ricostituisce e si rinsalda quotidianamente in un qualche motivo di attrito con Mosca, quella della Russia è una ossessione insuperabile a Est. Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia, Bulgaria vivono esse pure come se gli eserciti di Mosca fossero sempre pronti ad aggredire.
In Ungheria Mosca sta procedendo al secondo salvataggio di Malev, la linea aerea, con Aeroflot dopo gli Abramovich, e a condizioni estremamente più favorevoli alla compagnia ungherese rispetto a quelle che air France prevedeva per esempio per Alitalia, ma è un intervento risentito come una ingerenza. Per il gas ritorna il progetto Nabucco, di portare in Europa il gas del bacino del Caspio con una condotta che attraversi una diecina di paesi ma non la Russia - progetto da cui anche Teheran si è defilata. E si fantastica di progetti nucleari per i quali nessuno ha nemmeno un percento delle risorse che sarebbero necessarie.
Ma è l’Europa nel suo complesso che non può dialogare con Mosca. Per la Merkel furiosa che non vuole. Il cancelliere Merkel, molto pragmatica in tutto, è insofferente a Mosca. Si dice perché Mosca ha come consigliere per l’energia l’ex cancelliere socialista Schröder, da lei sconfitto quattro anni fa. Ma non è questo, Angela Merkel odia Mosca a fiuto, a pelle, in quanto ex della Germania Est. La diplomazia europea è stata congelata per la sua insofferenza. E anche gli affari, quelli tedeschi. Le società del gas, E.on e Ruhrgas, la Siemens, il Deutsche Bahn ci vedono l’eldorado, un mercato formidabile d approvvigionamento e di sbocco, ma la Merkel gira la testa dall’altro lato.
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