La Procura e il Gip di Roma, che tra l’altro è una donna, lasciano libero uno stupratore, dicendo: “È la legge”. La Corte di Appello e il Tar di Milano invece dicono che Eluana deve morire, ciò che la legge espressamente vieta, appellandosi alla ragionevolezza. La questione morale è la stessa questione morale, dei tutori inflessibili della pubblica moralità. Senza equilibrio, senza rettitudine. L’ubriachezza e la droga, che le legge dice aggravanti, la Procura e il Gip a Roma considerano invece attenuanti.
Dei Casamonica e dei Tredicine, clan del sottobosco affaristico di Roma, si dice in questura e nei giornali che sono abruzzesi. Il politicamente corretto non consente di dire che sono (ex) nomadi. Ma possono essere indifferentemente abruzzesi. Il politicamente corretto è scorretto.
De Magistris giudice di Napoli sancisce che Rutelli è in combutta con Romeo, l’imprenditore di cui convalida l’arresto, con quello che è a tutti gli effetti un primo giudizio di condanna. Ma Rutelli presiede a Roma il Comitato per i servizi d’informazione, che deve giudicare (condannare) l’operato di De Magistris procuratore della Repubblica, che fece intercettare mezza Italia.
Essendoci Napoli di mezzo, si sa che è tutto teatro. Ma, ritornello, la questione morale è la questione morale stessa.
Ahmadinejad è di origini ebraiche, denuncia a Teheran un politico moderato. Nell’abiezione non ci sono limiti, essendo essa sempre, di qualsiasi natura, un falso concetto: non si toccava mai il fondo nell’“arianesimo”, o la purezza della razza, e nel sovietismo fino a ieri, e oggi nell’antisemtisimo, e nella questione morale – i cui campioni, uno a uno, e le cui argomentazioni aprono sempre nuovi abissi.
Fare la guerra al Brasile per Battisti è opera dei pupi. È però vero che alcuni dei brasiliani che vogliono Battisti un martire della libertà sono stati rifugiati politici rispettati, e anzi ospiti privilegiati, anche se non cantavano, in Italia durante la dittatura militare. Più o meno negli stessi anni di piombo. Neppure un Lula in stato alterato potrà sostenere che i due esili hanno la stessa natura. Ma potrebbero essere collegati, anche questo è vero.
Battisti, un killer freddo, è patrocinato dalle sorelle Bruni, le esiliate d’Italia, protetto da Lula, il presidente compagno del Brasile, sostenuto dai giornali impegnati, si sente tra le righe, manovrato dai servizi francesi, che sempre hanno manovrato contro i cugini transalpini, e contro nessun altro in Europa, in alcuni casi anche scopertamente, Enrico Mattei, Oas, Cabinda, Ustica, il centro studi Hypérion del capo brigatista Moretti. Battisti si atteggia al genere Tarantino, o camorra napoletana, del killer che sghignazza mentre spara, deprecato ma evidentemente condiviso.
Dove sono i confini della barbarie, sia pure tra “noi e loro”, bene e male, legge e crimine? Grosse falle si dovrebbero aprire nel discorso delle mafie.
Ci vorranno tre giudici per ogni decisione – escluse, forse, le multe. Una “riforma” che “la Repubblica” definisce “magistratura depotenziata”. Ma moltiplicherà per tre il numero dei magistrati, e l’incubo.
Capita d’incontrare nella stessa giornata cinque amici, a vario titolo compagni, contenti di aver visto nei telegiornali di Arte e Al Jazeera la manifestazione dei clandestini a Lampedusa come prima notizia e il governo italiano accusato di razzismo. Il dispiacere per l’uso degli africani della politicantaglia italiana, dopo lo sfruttamento dei negrieri libici, si raddoppia per la perfidia del giornalismo, impunita, e si triplica per lo smarrimento di ogni lume critico. È la barbarie?
“Veltroni s’adegua! Con i baffi alla Fiorello spera in un posto a Sky anche lui”. Vincino scherza, ma che la politica della sinistra sia fatta da Murdoch, e alla Murdoch, è incredibilmente vero.
“Rai, revocata nomina di Villari. Passo indietro dei partiti”, titola “Repubblica”. O non è al contrario?
Si dice anche che la rimozione del presidente della Commissione Rai è anticostituzionale e non ha precedenti. Questo non è vero: il presidente della Repubblica Leone fu rimosso per un accordo tra la Dc e il Pci (Leone evitò gentilmente la fatica ai due partiti dimettendosi). La novità è che ora si trovano costituzionalisti che lo dicano, un po’ di democrazia nel compromesso che ci governa è entrata.
Un goal in fuorigioco e un rigore negato alla Roma: un altro regalo all’Inter degli “arbitri giovani” di Gussoni e Collina. Errori, certo. A senso unico, certo. Ma perché la “Gazzetta dello Sport” non ne parla, che pure fa tanta moviola, e “Repubblica” e il “Corriere” solo nella cronaca di Roma?,
“Il principe e il burino”. Gioca molto su questi archetipi l’editore Ciarrapico, ora senatore, con Madron sul “Sole” di domenica 18. Senza spiegare che la storia è invece tutta Banca di Roma. Come peraltro si sa. Di due imprenditori non molto capaci, o fortunati, di cui la banca ha organizzato a più riprese il salvataggio e il rilancio. Fino all’epoca Geronzi, il sorridente deus ex machina del nuovo business romano, particolarmente attento all’editoria, e al lodo Mondadori. Nella famosa mediazione per la casa editrice fra De Benedetti e Berlusconi, Ciarrapico era in realtà Geronzi – che nel 1994 compirà l’opera salvando Berlusconi dai debiti che ne minacciavano il fallimento.
Dopo Villari presidente di qualcosa alla Rai, due giornalisti che litigano in tv, Annunziata e Santoro. È tutta qui l’Italia che uno vorrebbe impegnata, democratica, di sinistra. I due giornalisti sono importanti, pezzi grossi della televisione, ma che hanno mai fatto, di cui ci si ricordi? E cosa rappresentano, a parte le protezioni politiche – non si può dire nemmeno appartenenze, le rifiutano?
C’erano abbastanza prove per arrestare Del Turco sei mesi fa. Ma non abbastanza per fare ora il processo. La vera questione morale è la stessa questione morale, dei tutori inflessibili della pubblica moralità.
Niente avventura, divertimento, atletismo, solo interminabili pagliettismi su fuori gioco di un millimetro, e chi ha spinto chi. Per un esercizio di vera furbizia: basta far vedere venti volte il fuori gioco di una squadra e una o mai quello dell’avversaria e il giudizio è fatto. Ai tempi della Juventus imbattibile di Capello Calciopoli era già nelle cronache di Sky, di Canessa e Bergomi, un romanista e un interista: non c’era favore alla Juventus che non si rivedesse venti volte, non c’era torto che si rivedesse mai.
Con Sky, tv a pagamento, una risposta c’è: non pagare le partite. Con le tv pubbliche gli spettatori sono indifesi e violentati. Da gente che non è stupida, è più furba.
giovedì 29 gennaio 2009
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