Non solo gennaio e febbraio, anche marzo dovrà essere un mese apocalittico per la Fiat. Le vendite, che a gennaio sono diminuite di un terzo rispetto al già asfittico gennaio 2008, a febbraio si dimezzeranno. E a marzo chissà, anche la Fiat dovrà mordere la polvere, e dichiararsi come le altre case in rosso profondo. A quel punto, forse, Berlusconi prenderà i provvedimenti che sempre si annunciano e si rinviano per l’industria automobilistica, che più o meno sono quelli che si prendono ogni paio d’anni dal 1996. Non ci vuole la sfera di cristallo per sapere che il prossimo consiglio dei ministri non varerà l’annunciata rottamazione delle Euro 1 e Euro 2. E probabilmente nemmeno il successivo. Del resto, i collaboratori non ne fanno un mistero, e altra gente comunque all’orecchio di Palazzo Chigi, un po’ perplessi, un po’ incuriositi dalla forza delle passioni in politica. Berlusconi, nonché viaggiare in Audi, vuole la Fiat il crisi, l’amico-nemico di una vita, che col giovane Elkann e il non più giovane Montezemolo lo ha da ultimo sfidato perfino in campo politico, nel campo centrista che è un po’ il suo feudo. E poco importa che un mondo complesso, industriale, commerciale e finanziario, si fermi e arretri, perda reddito a aggravi le casse sociali, Berlusconi vuole la sua vendetta. Si trincera dietro l’Unione europea, ma per dileggio: tutti sanno che non c’è un piano europeo e non ci sarà. Il presidente del consiglio, solitamente piacione, è ora beffardo e cinico, e vuole anche mostrarsi tale.
L’Italia, come si sa, è l’unico paese europeo che non ha varato sostegni al mercato dell’auto.
Il governo tedesco ha salvato tre mesi fa la Opel, che ora è in grado di fare un concorrenza straordinaria alla Fiat sugli stessi segmenti economici. In Francia Sarkozy ha varato le sue misure due mesi fa, e così il mercato dell’auto si è contratto a gennaio solo del 7 per cento, contro il meno 32 per cento dell’Italia. La Spagna, altro grande produttore di automobili, pu essendo in una situazione finanziaria gravissima e prossima alla bancarotta, è riuscita con i sussidi a limitare il calo di mercato al 4 per cento. Dopo il bagno di dodici mesi fa, certo, la sola cosa che Berlusconi invidierà a Zapatero.
martedì 3 febbraio 2009
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