Dopo Malpensa l’Expo. Milano, l’unica grande città europea che non riesce a dotarsi di un grande aeroporto, non riesce ora a realizzare l’Expo universale. Una manifestazione che si è aggiudicata principalmente per essere la città candidata dall'Italia, cioè spendendo il nome dell’Italia. E che naturalmente, naufragando, metterà la croce sull’Italia. Magari dopo avere speso inutilmente qualche miliardo di euro. Come già a Malpensa.
“Sempre Milano scarica la sua immondizia sull’Italia”: lo diceva Malaparte ma è vero. È la maniera d’essere della città, che da un ventennio governa il paese, con i suoi giudici, i suoi politici, le sue “idee”. Con quell’incredibile caciquismo tra tutti i suoi capetti, che maschera di federalismo: i presidente della regione, il presidente della provincia, il sindaco, e l’inevitabile Bossi di tutti maestro. Milano non finisce di scaricare sull’Italia la sua superficialità. Tanto applicata all’utile privato, tanto menefreghista nel pubblico e perfino sfottente. È del resto la città che crea l’immagine di ogni realtà in Italia, dalla corruzione all’inefficienza, che dopo vent’anni di strapotere non può che dirsi milanese, e che tuttavia essa allegramente ributta sulle realtà marginali, i ministeri, la camorra, gli onorevoli siciliani, gli ospedali calabresi.
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