Vanno ormai in ordine sparso, i cattolici del Partito democratico, perplessi su ogni aspetto della attualità, non solo più sula gestione del partito. Divisi sulla questione Englaro e perfino sul testamento biologico, su Napoli, sulla giustizia, dopo gli ultimi recenti affondi contro di loro, e su Casini, che riemerge al loro orizzonte. Non parlano, e questo indicherebbe che sono più allo sbando che combattivi, perplessi sul Pd ma più ancora sulla loro rappresentatività, che pure fino a un paio di anni fa era cospicua.
Nel loro seguito si respira aria di smobilitazione: non pochi cercano collocazione. Qualcuno con Veltroni direttamente, qualcuno con Casini, e qualcuno con Lombardo. Perseguitati dal ricordo, malinconico più che ironico, dei cattolici comunisti che il sovietismo polacco si apparentava come Partito dei contadini. Giusto per poter dire la Dieta pluralista. La depressione è tale che nessuno ricorda che quella Polonia aveva in seno, per dire, il futuro Giovanni Paolo II, che poi sbaragliò il sistema comunista, praticamente da solo.
Rutelli appare, e non lo nega, il più disperato di tutti. Combattivo - è il solo - ma sulla difensiva e, si vede, poco convinto. Scomparsi sono i Fioroni, Marini, Bindi - è scomparso peraltro pure Parisi, che se si vuole un ulivista e non un ex Dc. Rutelli è in posizione difficile per via dei giudici, e della gestione del Pd. Da presidente del Copasir deve giudicare gli atti del De Magistris che da Napoli ne chiede il rinvio a giudizio. Vorrebbe poterne dire male, ma dovrebbe essere sostenuto dal Partito. E il Partito, come ha sperimentato personalmente ad aprile contro Alemanno, non è affidabile, nessuna solidarietà, in nessuna forma, gli è pervenuta.
giovedì 5 febbraio 2009
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