Il Milan è soverchiato giovedì dal Werder Brema in ogni minuto del gioco. Ma il tifoso del Milan non se ne accorge. Il Milan è protetto dall’arbitro, che dà un rigore regalato e uno dovuto nega al Werder, e perdona entrate da espulsione di Zambrotta & co., mentre ricopre di cartellini gialli i tedeschi. Ma non importa. Il signor Bonnici regista non sottolinea i fatti, i commentatori glissano. Ilario Castagner si ricorda di un certo modo ficcante di giocare del Werder, che una volta tirò venticinque volte in porta, ma era… contro la Juventus.
Il Milan ha perduto malamente l’Uefa, e con l’Uefa la stagione. Ma il tifoso milanista non ha sofferto per tutti i novanta minuti, ha solo sofferto alla fine. Gli è stato risparmiato perfino Superdiego, la sua umiliante superpresenza: il 10 dettava il gioco in campo come un maestro a scuola, col dito alzato, ma il tioso milanista poteva non vederla. Nulla a che vedere mercoledì con Chelsea-Juventus, partita che la Juventus ha dominato anche se l’ha persa, ma che dall’inizio alla fine un cronista antijuventino (Cerqueti), e un commentatore interista (Bagni), hanno reso irrespirabile su Rai Uno per il tifoso juventino. Non c’era che il Chelsea, biografie, trascorsi, gol segnati, gol falliti, soldi pagati (sempre molti), insomma il meglio che c’è, e un Drogba che sembrava Nordhal e Piola messi insieme, anche se poi ha segnato un gol per due centimetri di non fuori gioco. Con una sintesi finale in cui erano scomparse le occasioni da rete della Juventus, al solo scopo di magnificare Drogba, futuro acquisto dell’Inter.
Ritorna il fattore casa, ma applicato alla televisione. L’Inter ha Rai Sport, per motivi che non sappiamo, e Sky, per motivi che sappiamo, non da ora. Il Milan ha la televisione del gruppo. Anche se Bruno Longhi è un monumento di professionalità, onestà e understatement – ma basta vedere le smorfie di Pistocchi in “Guida al campionato”, quando ripete venti e trenta volte, da sei e sette angolature, un fallo juventino, un aguzzino non si saprebbe immaginare più cattivo.
Al calcio vincono le società
L’onestà nel calcio, dunque, un bell’argomento di filosofia. Ma nell’attesa dei filosofi un fatto s’impone: che al calcio vincono le società. Anche se ciò significa dare ragione a Moggi. Sì, in teoria vincono le squadre, i giocatosi corrono e sudano, poi si pagano i premi, e si cuciono gli scudetti. Ma solo le società le fanno vincere. E quella della Juventus è, effettivamente, da serie B. Non si capisce perché la squadra si ostini a pretendersi grande. Se la società si defila, per esempio, per non pagare i premi - si capisce però perché, a Londra col Chelsea, abbia corso novanta minuti perplessa, quasi chiedendosi: “Ma noi, perché dobbiamo vincere?”
Lo sport in tutto questo? Ecco dove la filosofia latita.
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