astolfo
Comunicazione - Latita straordinariamente nella molteplicità delle immagini e dei messaggi, così ampiamente diffusi tra le masse attraverso i tre canali del cellulare, del computer e della tv satellite-cavo, con le loro innumerevoli estensioni. L’information technology nasce con la forte connotazione del bisogno dell’inutile. Mai marketing è stato così aggressivo, e la qualità del prodotto deperibile, con durata di pochi anni o mesi - a costi di manutenzione, in esclusiva, che impongono la sostituzione.
Nelle società industrializzate (ricche) e nelle altre: s’impone un’economia che non è gestione della penuria, ma moltiplicazione dei bisogni. In forma di sudditanza: l’evoluzione tecnologica copre in realtà un marketing spietato. C’è un monopolio dei consumi in quanto compulsione incontrollabile, totalitario anche se non giuridicamente rilevante. Che elimina la possibilità di capire e calcolare: la moltiplicazione dei modelli, delle tariffe e dei gadget riduce il potenziale logico alla radice.
Giustizia – In Italia è politica proprio perché è autonoma, cioè irresponsabile: la parificazione del procuratore al giudice la rende costituzionalmente politica. Il procuratore della Repubblica è il capo della polizia inquirente, e come tale ha poteri inquisitivi pieni. Ma è anche irresponsabile, e perfino legibus solutus, dal momento che il Consiglio superiore della magistratura, l’unico suo giudice in fatto di rispetto della legalità, è evoluto in sindacato e collegio di difesa – per cause certo altisonanti: l’autonomia, la giustizia eccetera.
I procuratori lo sanno, poiché lo dicono nelle loro rivendicazioni – che non sono di efficienza ma di potere. Lo mostrano nella pratica, nella quale la prevenzione e la sanzione del crimine occupano un tempo e un’attenzione minimi, l’attività è normalmente presa dalla politica - nel caso migliore, perché ci sono anche gli affarucci, le invidie, le vendette, le carriere,
L’inefficienza deriva in massima parte dal carattere politico della giustizia: dal privilegio e l’irresponsabilità, che ha come solo criterio di merito la carriera.
I procuratori essendo negli stessi ruoli dei giudici, anche la magistratura giudicante è infetta da questo delirio d’onnipotenza, senza saggezza né equità.
È un sistema chiuso. Non una casta, giacché ci sono i concorsi, ma una mafia. Il carattere mafioso è dato dal sistema interno di giustizia, che procede non per meriti e demeriti ma per cordate e gruppi di potere, con vendette e compensazioni.
Media – Sono la verità, perché fanno la politica – il linguaggio, la psicologia, la giustizia, la vita in comune. Creatori infaticabili e rapidi di miti - la razionalità della parola scritta è solo uno di essi. Ma di miti e verità che si sanno, si sentono, falsi, stonati, calcolati, miseramente basati sul gioco delle influenze o servili. Per la parte migliore tendenti alla autocelebrazione.
È la verità e la mitologia della pubblicità. Non devastante, ma demoralizzante. Tanto più quanto riesce ad allargarsi.
La realtà contemporanea (il crollo del comunismo, il neo cristianesimo americano, le guerre della e alla Jugoslavia, il khomeinismo, il jazirismo) è l’effetto dei media. In senso proprio: avviene su propulsione e nelle forme che i media dettano, per le loro esigenze di linguaggio e di mercato. È per questo che stona: stona tanta democrazia nell’Est Europa, è oltraggiosa la devozione islamica, perfino blasfema.
Opinione pubblica - È la valvola del potere. Già dai tempi del suffragio elettorale, ancorché limitato. È centrale in regime elettorale presidenziale, plebiscitario.
Obama ha vinto le elezioni contro H.Clinton con la comunicazione, specie nei new media. Utilizzando al meglio i new media si è guadagnato l’attenzione dei giovani, che gli hanno vinto importanti caucuses, decisivi per spostare i voti statali, nelle primarie. Obama è un risarcimento, di una storia infame di cui l’America vuole sgravarsi. Ma non è più di una rockstar, cui si sia dato lo scettro di comando. Non è il primo, Carter, Reagan, Clinton sono stati in vario effetti dello stardom.
Si pubblicano telefonate di questo a quello, e indiscrezioni varie, di abusi, sessuali e non, licenze e inganni, in cui non è più il governo (il potere, il regime) che attraverso i suoi servizi segreti droga l’informazione. Ma non è certo la libertà di stampa: il vizio è sempre quello delle veline di stampo fascista. Molti scandali politici venivano alimentati dal fascismo attraverso i giornali, ai quali il regime forniva in esclusiva le notizie e i materiali che gli servivano.
La Repubblica naturalmente non è il fascismo, c’è la costituzione e c’è il mercato. Ma l’abitudine è rimasta: le prerogative costituzionali dei magistrati e il mercato convergono nel commercio delle notizie. Commercio non necessariamente a vile scopo di lucro, i magistrati non sono tombaroli - non sono ladri, a loro basta un semplice barbaglio di carriera, sociale e politica se non di mestiere.
È il fascismo contemporaneo, ha ragione chi lo dice: l’ingiustizia che arriva via opinione pubblica.
In America scopertamente, l’opinione pubblica è propaganda. È corriva ai poteri, sia pure dell’opposizione, e non critica – intelligente, libera, veritiera. In Europa il potere è quello giudiziario, l’ingiustizia dei magistrati. Che vogliono essere accusatori e anche giudici. Nel nome dell’autonomia. L’autonomia del potere giudiziario da che cosa? Dall’obbligo di verità e giustizia, il potere giudiziario in quanto tale è più che tutelato. Gli apparati, del resto, le eccellenze, gli ermellini, gli anni giudiziari, e la rissosità denotano anche esteriormente la mancata defascistizzazione di questo potere.
L’ordinamento americano, che lascia la repressione alla polizia, ai giudici chiedendo la funzione di giudicare, riacquista al contrario per questo in democrazia: la forza della legge è l’unico cardine della democrazia in America, ma quanto solido. La giustizia vuol’essere equanime, ma soprattutto ponderata, non ostile. Deve ristabilire le condizioni, non affermare un potere.
Norman Mailer aveva coniato i factoïds, che non esistono prima della pubblicazione. Da riferire non alla creazione letteraria, ma alla pretesa giornalistica ….
Politicamente corretto - È ipocrita, e violento, ma inestirpabile: è l’ipocrisia puritana che si rifà legge, naturalmente razzista.
Violento. Nega gli esseri – gli uomini nei confronti delle donne e viceversa, gli esseri umani nei confronti degli animali, le professioni, le aspirazioni, la società, che anzitutto è articolazione. E ognuno fissa nel proprio ruolo, nel mentre che nega la diversità. In forme anche atroci, come l’outing per gli omosessuali, l’obbligo di dichiararsi – personaggi complessi e ricchi riducendo al fallo, il desiderio di un fallo, l’ossessione, un Pasolini testa di cazzo per essere chiari, un Oscar Wilde, un Anthony Blunt.
Ipocrita. Per la non tanto sottile sottigliezza di affermare negando: un nero che non si può dire – pensarsi – nero, un down down. Con la semplificazione della storia, che è a senso unico, quella propria: c’è un solo schiavismo, un solo hitlerismo, un solo stalinismo, un solo generale Custer, e a una sola dimensione.
Razzista. È il protestante - anche un battista, non solo il presbiteriano – che smerda il cattolico, il viceversa non è ammesso, il settentrionale il meridionale, il nordamericano il sudamericano.
È lo stesso ipocrita perbenismo che ha portato alla crisi e la governa. Col consenso informato che è puro esproprio. Con la privacy invadente che è autorizzazione a intrudere. Con l’ineffabile disonestà dei prezzi “a partire da”, detti per giunta verità dei prezzi. E delle prestazioni “fino a” – la batteria del pc che dura “fino a” dieci ore, cioè anche pochi minuti.
astolfo@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento