È il § 54 della “Critica del giudizio”. Ma neanche alla rilettura, neanche concentrata nella meritoria opera della curatrice Mascia Cardelli, che dieci anni fa ne tentò il recupero per Le Càriti Editore, la filosofia del riso smuove un lampo, una luce qualsiasi. Specie quella teutonica, fino a Bergson incluso, la concettosità è specialmente vuota.
Aristotele non ha aperto la strada, che non ne ha scritto il trattato, e l’assenza si sente. Non l’ha scritto perché non riteneva il riso cosa seria – ne accenna infatti qua e là incidentalmente. E dunque il riso non esiste, che fa l’uomo?
Immanuel Kant, Il piacere di ridere
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