C’è un’aria da presa per i fondelli, in gergo diplomatico un jeu de dupes, su questo terribile Iran che si fa la bomba nucleare. Un esito al quale tutti sembrano confluire per fatalità. Compreso in certo modo lo stesso Iran, che pure da tempo, dai tempi dello scià, ha ambizioni di potenza militare. È un evento infatti che da tempo si potrebbe disinnescare, ma nessuno lo fa.
Gli Usa conoscono gli ayatollah, gli ayatollah conoscono gli Usa meglio di chiunque altro. Gli Usa sanno che dovrebbe dare qualcosa all’Iran, gli ayatollah se lo aspettano e ci hanno diritto, ma niente succede.
L’Italia ha la posizione giusta, tra Iran, Russia e Usa, perché la partita è a tre. Così come è a tre in Afghanistan, anche questo la Farnesina o sa e lo dice, dove non si possono sconfiggere i talebani senza passare da Mosca. Tutto noto dunque, tutto risaputo, e nodi non irrisolubili. Al centro dell'Asia che è la nuova frontiera del mondo.
Ma gli Usa mettono in campo quintetti e quartetti, tutto meno che seguire il ragionamento italiano. Che se non ha forza o potenza contrattuale, è però inopinabile. Gli Usa hanno da moltianni agli Esteri una ministra, che non può quindi dare pacche sulle spalle. Ma i sorrisi agretti di Rice e Clinton a Frattini e D’Alema sono più che rilevatori. È come se gli Usa, col terrorismo e le guerre, ben due contemporaneamente, in terra islamica, continuassero a giocare con l’islam, in Palestina, nella penisola arabica, nell’Arco della crisi, per tenere sotto il sionismo, alto il prezzo dell’energia, a rischio disintegrazione l’India e la Cina. Non è così, ma è come se, l’effetto è quello.
La prova del nove è la Russia. La politica antirussa dell’America è inconcepibile, e perfino assurda. È la Russia che darà, se la darà, la bomba all’Iran. E non è sempre stato così: la bomba iraniana non ci sarebbe stata, nemmeno come minaccia, se Bush avesse mantenuto l’atteggiamento di apertura del 2000-2001 verso Putin e la Russia.
lunedì 2 marzo 2009
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