Rassegna della poesia dialettale e popolare, che fu la passione di Pasolini giovane e ancora negli anni 1950 - assortita da recensioni numerose ai poeti. Una ricerca che da sola fa un autore e vale una vita, prima che il poeta si perdesse nel cominformismo, con la pretese dell’anticonformismo – si ritroverà nel cinema. L’esercizio della verità gli è più consono:
alle pp. 47-48 (anche se a margine, in nota - “per scrupolo”, dice): “Uno studio sul “Romanticismo nell’Italia Meridionale” è ancora da farsi e sarebbe assai interessante, se il Romanticismo rimane nel Meridione pura applicazione di formule sentimentali e morali di natura assolutamente contraria a quella indigena; nella cui fenomenologia psicologica mancano quei caratteri “cristiani” immanenti al Romanticismo e che sono tipicamente nordici. La “passione” meridionale non è un dato romantico: come nella “bontà” del meridionale non c’è pietismo. La scena popolaresca o il fato di sangue “romantici” hanno nel Meridione il sapore del mimo o della tragedia greca, anche quando restano involuti nell’equivoco culturale” (il riferimento è a Di Giacomo e altri “italianizzati”).
a p. 203: “La differenza psicologica tra borghese e popolano non è - evidentemente – una contrapposizione di complicazione e semplicità: sicché questo della semplicità sembrerebbe nel Croce un residuo proprio di quella teoria romantica che egli va confutando – e magari proprio nella sua fase rousseauiana –, quando è, semmai, la cultura, ossia la coscienza, a fornire di qualche base psicologica l’uomo, e non certo l’ignoranza (o la cultura primitiva): che lo abbandona, indifeso e violento, alle storture e alle oscurità dei “complessi…. Statisticamente l’enorme maggioranza dei delitti sessuali si dà nei «bassi strati»”. E quindi: “Non conoscendo l’ipocrisia borghese, ma non conoscendo nemmeno la capacità borghese di sincerità, di attitudine alla “confessione”, il cantante popolano si rifugia nella semplicità espansiva del canto… Sicché, a leggere… una scelta rigorosa, … verremmo appunto a configurarci un “canzoniere” quasi di tipo stilnovistico, addirittura aristocratico nella sua allegria di popolani parlanti di lingua”.
Pier Paolo Pasolini, Passione e ideologia
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