È lusinghiero, Asor Rosa, con Scalfari nella sua “Storia europea della letteratura italiana”. Scalfari è lusinghiero con Asor Rosa sull’“Espresso”. E chiede al Sole 24 Ore di cancellare la collaborazione di Berardinelli, che ha criticato Asor Rosa. La valanga è specialmente rovinosa se la montagna è alta, più brutale e letale.
C’è in Arizona uno sceriffo pazzo, un ottantenne che fa sfilare gli immigrati illegali in tutù rosa – se si è ben capito. Si merita una mezza illustratissima pagina dal “Corriere della sera” come “lo sceriffo da Avellino”. Perché suo padre, un centinaio di anni fa, era emigrato in America dall’avellinese - o era suo nonno, non si sa bene.
Il giorno prima sono state arrestate a Milano diciassette persone che organizzano il lavoro clandestino. Li tirano fuori dai Cpt, li organizzano in cooperative di servizi, per pagarli tre euro l’ora, con la promessa della protezione legale e di futuri guadagni, per subappalti che si fanno pagare due e tre volte tanto, cooperative che sciolgono ogni pochi mesi per evitare rivendicazioni, o al lavoro in campagna o in fabbrica con una taglia fino al 50 per cento della busta paga. Una storia di caporalato, di connivenza del sindacato e del movimento cooperativo, bianco e rosso, e del senso vero della Lega, della legalizzazione che essa non consente del lavoro.
È la storia anche, possibile se non probabile, di un’organizzazione internazionale dell’immigrazione illegale, molto copiosa, tenendo l’attenzione focalizzata sugli sbarchi spettacolari e le spiagge della morte, prima Brindisi, poi Crotone, e ora Lampedusa. In altro ambito si sarebbe parlato con dovizia di cupola e di testa del serpente. Ma il “Corriere” confina la vicenda in poche svogliate righe, sotto il titolo «“Spiagge piene di cadaveri”. I dialoghi degli scafisti». La parola Lombardia ricorre in ultimo: “In Lombardia c’è quella che viene ritenuta la base logistica, dove si provvede a ricevere i clandestini, a fornirli di documenti contraffatti e di (a?) avviarli al lavoro grazie a cooperative compiacenti”. Totale la protezione degli arrestati.
A Palermo Massimo Ciancimino, figlio di Vito, il sindaco della mafia, minaccia di coinvolgere nella sua non onorevole eredità personaggi politici berlusconiani, tra essi l’integerrimo Carlo Vizzini. Il figlio non è innocente, anzi si sa che era in contatto con Provenzano, il capo della mafia lattante da lungo tempo, secondo le istruzioni lasciate dal padre al loro avvocato. Ma “Repubblica” lo patrocina.
Il papa scrive una lettera emozionante. Parla di sé in prima persona, come un intellettuale qualsiasi, si scusa di non avere consultato “l’internet”, spiega diligente cos’è una scomunica, e in che modo si commina e si abbuona, discute se era giusto o meno riconciliare i lefebvriani. Discute se stesso, insomma. La lettera è anche scritta bene, una lettura interessante per chiunque. Ma non per i giornali italiani, che fanno il conto di chi nella curia è con o contro il papa. Solo Galli della Loggia la legge, essendo uno storico che sa il valore del Vaticano a Roma, un’eccezione insomma. Gli stessi giornali diffondono l’ultima “rivelazione” dello “Spiegel”, il settimanale tedesco: il papa è un fascista.
Il giornalista Mourinho, travestito da allenatore di calcio, va in conferenza stampa, un giorno qualsiasi della settimana, a freddo cioè e dice che tutti i giornalisti sono disonesti. Ma solo intellettualmente. È sicuro? È possibile: lui prende dall’Inter undici milioni, la società non può essere altrettanto generosa coi trenta-quaranta giornalisti che gli fanno da claque rumorosa, ai suoi reality.
Fanno questi giornalisti parte anch’essi del quarto settore, del volontariato? È probabile: quando Mourinho, per lo sbarco in Italia, si preparò in italiano le quattro parole famose, “non sono un pirla”, i quaranta risero sguaiati, e applaudirono.
Mourinho accusa, tra gli altri, la Juventus di vincere favorita dagli arbitri. La Juventus, che si pretende signora del calcio, chiede che Moratti smentisca il suo allenatore. Moratti ghigna: Mourinho sono io. Sembra di sognare, puro Settecento. I gentiluomini juventini in parrucca incipriata, con la erre blesa e un voce di naso. Moratti libertino. Mourinho servo furbo, o servo padrone. Quello che è l’anima nera del padrone - anche all’epoca il servo era il servo di un padrone, ma l’Ancien Régime presumeva che il servo di un padrone fosse buono per definizione, anche il bandito dichiarato.
Crollano le Borse mondiali, le assicurazioni, le banche, e l’Italia è scossa da Mourinho. Non si parla d’altro.
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