lunedì 30 marzo 2009

Ombre - 16

Postpolitica
Il secondo, o terzo, editoriale del britannico “Guardian” in un paio di giorni contro Berlusconi si conclude oggi con un’invettiva: “È molto scioccante pensare che tra i venti leader al vertice di Londra ce ne sarà uno che ha costruito la sua base politica sulle fondamenta del fascismo”. Il titolo dell’editoriale è del resto: “Italia: l’ombra del fascismo”. Ma l’invettiva arriva dopo avere argomentato che Fini si è ben democratizzato negli ultimi quindici anni, mentre Berlusconi è razzista, corrotto, violento.
Sembra una prosa impegnata, resistenziale, e invece è mussoliniana.
L’editoriale ha subito registrato centinaia di commenti online di lettori. Sono i lettori del “Guardian” tutti pensionati? Usa in Uk leggere, e commentare, il giornale in ufficio? Quella, è vero, è pratica antimussoliniana.
Il commento del giorno prima contro Berlusconi era più fiducioso: Draghi, diceva, salverà gli italiani. Solo roba di banche di affari, allora, questa durissima resistenza al tiranno? La libertà degli inglesi non cessa di sorprendere.

Muore Anna Maria Mammoliti. Se ne parla, come merita, ma evitando di dire che era socialista. Condoglianze di Piero Fassino, Athos De Luca, Pietro Folena: solo gli (ex) Pci possono parlare.

Ammirazione, plauso, incanto perfino, a sinistra, nella Rai, nei commenti, per il presidente della Camera Fini che vorrebbe lo Stato etico. Lo Stato etico…

Parla Fini da leader del centrosinistra, lui che è stato l’ultimo fascista dichiarato. La fascista Casapound celebra Bettino Craxi, con partecipazione di Stefania Craxi.

Berlusconiana
Dopo Veltroni, il comunista che non è mai stato comunista, Fini, il fascista che non è mai stato fascista. È uno dei segreti di Berlusconi, che i suoi concorrenti non siano mai niente.
Il “Corriere” anticipa domenica coi “Diari” il vero Montanelli: brillante e meschino – il piccolo Cagliostro, in linea con la Repubblica. Berlusconi, l’unico editore che aveva trovato nella tragicomica uscita dal “Corriere”, Montanelli liquida sprezzante: “È il vero climber che approfitta di tutto” – lui che, come si sa, non si arrampicava.
Cazzullo torna sul “Corriere” sulla casualità della “discesa” in politica di Berlusconi nel 1994: la politica, fa capire, era allora dominata da Mario Segni. Ma bisognerebbe dire per chi Mario Segni dominava la politica. Per gli editori di giornali, cioè per gli industriali e i banchieri, e per la vecchia Dc, i padroni nel linguaggio degli anni Cinquanta, i gattopardi in quello degli ani Sessanta. Al voto, Mario Segni è scomparso.
Sempre sul “Corriere” venerdì Luciano Violante spiega di Berluconi: nel 1994 “non avevamo capito nulla”. Ma non si scompone: Berlusconi un po’ ripete Craxi, “una certa sua capacità di rompere gli schemi”, robetta. E non è tutto. Non avevamo capito, aggiunge, come “alla verità del merito, tipica della nostra storia comunista, si stesse sovrapponendo la verità della forma”. Berlusconi di plastica, la verità comunista… E perché Occhetto perse contro Berlusconi? Si presentò in tv “con un abito marrone in stoffa “occhio di pernice” piuttosto triste… Berlusconi, di fronte, come un manichino lucente…”

Storia di Roma
“Villa Borghese. Potati 250 lecci, dopo 10 anni”. Il Comitato Roma Rinasce del sindaco Alemanno
ha stampato e affigge a ogni passo manifesti per l’avvenimento. Nei quasi undici mesi che Alemanno è stato sindaco fanno un leccio al giorno, tolti i sabati e le domeniche.
Un alto manifesto è più modesto: “Via Giulio Agricola. Potati 40 platani, dopo 18 anni”. Un platano a settimana, tolte le feste, Ferragosto, Natale e Capodanno.

La Fed aumenta in un colpo solo di quasi un decimo, mercoledì 18, i fondi pubblici Usa contro la crisi: in aggiunta ai quasi 12 mila miliardi di dollari stanziati dal governo, ne anticipa alle banche altri 1.150 miliardi. “Equivalgono”, scrive Margiocco sul “Sole 24 Ore”, “a poco meno del doppio del costo della guerra in Vietnam, che fu pari a poco più di 698 miliardi di dollari attuali”.

Solo una multa a Mourinho per avere detto i giornali venduti, e l’Inter, la Roma, il Milan i corruttori del calcio, che si comprano gli arbitri. Poco più della multa a De Rossi, il calciatore romanista, che ha osato, con prudenza, lamentarsi di un arbitraggio troppo favorevole a Mourinho. Tutti contenti all’Inter, alla “Gazzetta dello sport” e al “Corriere della sera”, e questa è Milano: la corruttela esibita e impune. Grazie al solito giudice napoletano, che nel caso si chiama Palazzi. A conferma dell’asse Napoli-Milano, giustizia-affari, che da un ventennio tiene in pugno l’Italia.

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