zeulig
Barbarie - È sovversiva. Le epoche barbariche sono rivoluzionarie.
È la rivoluzione barbarica?
Creazione - È costante. Anche, a volte, nella negazione di sé – che è procedimento ordinario (esistenziale, storico) e non filosofico, d’immaginazione verbale.
C’è un inizio, concettualmente necessario, ma c’è anche un dopo. Se la creazione non fosse costante il male prevarrebbe, la distruzione.
Ma questo è l’altro aspetto della creazione, come il diavolo di Dio. La creazione non è unilineare – e forse è il caos, il concetto fisico del caos.
Ha segno alla sommatoria positivo. Non è una freccia, ma il mondo è migliorabile essendo stato già migliorato, nella tecnica, e anche nelle passioni – nell’etica, nelle leggi.
Dio - È un po’ diavolo, dato che questo è una parte di sé decaduta. Agli inizi ma anche dopo, non una volta per tutte, se è creazione costante.
È un processo di depurazione, procede anche lui per trials and errors? Senza mancare di rispetto, è probabile che sia così: non può essere onnisciente che ex post. E per un fatto di dirittura morale, di giudizio.
Ritorna, se sempre più spesso appare o scompare. Che muoia è terminologia dei media, dittatura
non debole, poiché identifica la politica, ma non veritiera - falsa, ignorante, incosciente, auto-riproduttiva.
La religione è, malgrado tutto, sempre viva, malgrado la secolarizzazione: nell’islam, nell’ebraismo, in Russia inalterata dopo settant’anni di silenzio, in Cina, e perfino nella chiesa cattolica, malgrado
il peso schiacciante che si danno il papa e il prete.
Gioco - È lavoro. Si dice del lavoro non necessario, lo svago, ma sempre lavoro è. Anzi, più inventivo (complesso) è più vuole applicazione. L’evento imprevisto e imprevedibile, che talvolta si dice gioco, è invece propriamente sorpresa. O è l’avventura? Ma l’avventura ha bisogno di una conclusione lieta – ordinata – per poter essere raccontata.
L’applicazione è più forte dove il gioco è più divinizzato: attori, musicisti, danzatori,scrittori, pittori devono lavorare molte ore al giorno, senza pause, ripetitivamente, in solitudine, e sempre impegnati a perfezionare il gioco, ad affinarlo, a renderlo più gradito. Devono sacrificarsi, come dice il gioco per eccellenza, il rito, il gioco applicato al sacro. Gli atleti, il cui gioco è il superomismo, devono sacrificarsi al massimo.
Giornalismo – Si dice che il giornale muore ogni mattino. No purtroppo: si riproduce il giorno dopo.
Il giornalista il mondo vuole strano: esotico, matto, eccessivo, ladro, assassino, e sempre simpatico\antipatico. È un addetto agli effetti speciali.
È schierato e di parte, anche nel gossip. Perché questo è “il sale della vita”: il giornalista è assiduo e dichiarato cacciatore della verità, la vuole morta e sapida.
L’opinione è dura. E può essere tutto – il discorso della cosa che diventa la cosa.
Mark Twain ha immaginato nel 1905 un personaggio morto, “The Privilege of Grave”, per poter dire liberamente ciò che pensa. Per primo che l’opinione pubblica è finta, perché non c’è vera libertà di parola.
Imprenditore – Creare lavoro è una delle cose che danno senso alla vita. Senso come self-fulfillement, un riempimento di fatti tangibili. E in questo senso è non una, ma la attività che più, più concretamente, dà senso alla vita: non ne viene infatti che bene. Le altre attività sono soggette al giudizio e alla storia, quelle creative come la politica. Creare lavoro ha effetti reali – immediati e duraturi. Sul destino dei singoli come delle collettività. Alla fine della vita il filosofi, il poeta e l’artista sono rosi dal dubbio, l’imprenditore è soddisfatto, sia pure finito in povertà.
Quando è affare di tutti, la creazione del lavoro è vitalità pura – è questo che spiega la sopravvivenza dell’Italia, malgrado la corruzione dei poteri, le mafie, le riserve mentali. È sempre il sogno di Prometeo, ma l’intima ragione di questa soddisfazione è la socialità: l’impresa come motore sotterraneo di liberazione.
Individuo – È pur sempre un essere relazionale, politikòn. Anche quando non vuole esserlo.
Innamoramento – È l’attuazione di una disponibilità. La scelta è casuale all’interno di un certo amore, per le donne, per i bambini, per gli animali. Lo stato di disponibilità, che è desiderio, si rivolge a tutto il gruppo, all’interno del quale è casuale, sia essa fissa oppure volubile.
Lavoro – Partendo dai gradi di soddisfazione, non c’è soluzione di continuità fra lavoro (esercizio a bassa soddisfazione) e creatività, o gioco. Poiché si può arrivare a un rovesciamento: il lavoro ripetitivo che apre le porte della ricchezza, e quindi della magnanimità, del buongusto e altre virtù; mentre i lavoro creativo può condurre alla povertà e all’isolamento, al rancore, alla follia.
Libertà – È un privilegio: nascere a Bora Bora. È un privilegio passare indenni dal bisogno, dal lavoro, dai padri, dalle rendite, dai carabinieri, dalle mogli, dall’anagrafe, dall’orologio, dalla malattia.
Linguaggio – È un sistema di equazioni. Non matematico, non essendo concludente, ma persuasivo. È una matematica retorica.
Lutero – Non ce ne sarebbe stato uno oggi. Non nell’ex impero sovietico, né negli Usa e l’impero americano: l’avrebbero condannato per attentato alla costituzione e alla libertà.
Per quel tanto che la democrazia è libertà di espressione, e anche di sovversione, bisogna rivalutare il Cinquecento. E la chiesa – o almeno ridimensionarne il potere.
Lutto – È consolatorio: trovarsi in mezzo a tanta gente e pensare che uno solo è il morto.
Parentesi – Il mondo (l’enciclopedia) ne è pieno: tonde, quadre, integrali, geometriche, aritmetiche… Esprimono l’ansia di non poter possedere il mondo, che si acquieta nelle divagazioni.
Potere – Si esercita con l’esclusione. Il più feroce è quello politico, che predica e squarta. Il più furbo, naturalmente, è quello economico, calcolato, ma anch’esso è perituro come il politico, e quindi mutevole, adattabile. Il più inflessibile e determinato è quello intellettuale. Per molti secoli le donne poterono godersi la vita, con cavalieri e menestrelli, e perfino, in Francia, ascendere al trono per una legge salica di cui poco o nulla si sa. Ma non poterono entrare all’università – che nel Duecento era chiusa anche ai frati mendicanti, anche a san Tommaso d’Aquino, anche a san Buonaventura.
Scienza – Ha dormito per duemila anni, da Euclide a Galileo, questa è la verità. Non è “esplosa” dopo, semplicemente s’è svegliata. E si è scoperta vuota: è passata dai postulati ai presuppostio, concezione debolissima della causalità e della verità.
Le scienze umane non sono più approssimate di quelle cosiddette naturali, ma procurano più danni. L’antropologia, per esempio, misurando crani e stilando graduatorie fra le culture, non è più superficiale della matematica. Ma il suo contributo alle grandi perversioni della storia (allo stesso modo, oggi, della sua maschera democraticistica, del tutti siamo uguali, del relativismo, dell’indifferenza) ne ha fatto una scienza dannosissima. Identiche le oscillazioni della sociologia e della psicologia. Anche se sono approssimazioni facili, è vero, del tipo che la matematica non tollererebbe, e d’ignoranza della storia.
zeulig@antiit.eu
martedì 31 marzo 2009
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