Giuseppe Leuzzi
Il razzismo è nordico. I mediterranei basavano la loro superiorità sulla cultura.
Non è solo del Nord dell’Europa, ma anche della Cina e dell’India.
È un fatto: la politica zoologica è dei popoli freddi. Ma senza una ragione apparente.
Se ne può azzardare una: il razzismo oppone la fisicità alla cultura. Dunque la cultura viene dal Sud?
Milano
È incredibile, se non si legge, la miserabile informazione del “Corriere” sul Sud, affidata allo Stella che si è illustrato quale scrittore delle fatiche di Sergio Rizzo sulle caste politiche. Esagerata e anzi granghignolesca, ma non divertente: censoria, astiosa, vendicativa. Montata su particolari minimi. O, come ultimamente spesso, sbagliati o male interpretati. Ma sempre con grande rilievo.
È un’informazione, bizzarria nella bizzarria, che non produce scandalo: è l’Italia.
È anche, evidentemente, poiché si ripete, l’informazione che i lettori del “Corriere” vogliono sul Sud. È l’Italia del Duemila, molto milanese, molto leghista.
Nella “Storia di Milano” della Fondazione Treccani, 1957, vol. X, parti I e II, Politica, amministrazione e religione nell’età dei Borromei: vita sociale e cultura, lo storico Bendiscioli si scandalizza dell’alto numero di delinquenti. Specie i rei “delinquenti riconosciuti, ma non catturati, che le «gride» contro i banditi elencano nominativamente fino al numero sconcertante di ben millequatrocentoventi, il quale figura nell’editto 2 giugno 1614 del governatore marchese di Hinojosa”. Nella sola Milano, che allora contava 120 mila abitanti: assassini, ladri, “bravi”. Ai quali si aggiungono nel milanese numerosi gruppi di bracconieri, “sfrosatori”, cioè contrabbandieri, banditi di strada, vagabondi infidi.
Ma di tutto ciò la colpa, manzonianamente, è degli spagnoli.
Solo una multa a Mourinho per avere detto i giornali venduti, e l’Inter, la Roma, il Milan i corruttori del calcio, che si comprano gli arbitri. Poco più della multa a De Rossi, il calciatore romanista, che ha osato, con prudenza, lamentarsi di un arbitraggio favorevole a Mourinho. Tutti contenti all’Inter, alla “Gazzetta dello sport” e al “Corriere della sera”, e questa è Milano: la corruttela esibita e impune. Grazie al solito giudice napoletano, che nel caso si chiama Palazzi. A conferma dell’asse Napoli-Milano, giustizia-affari, che da un ventennio tiene in pugno l’Italia.
Dopo Napoli, e con Napoli, Milano soffoca l’Italia e il Sud. Non c’è infamia che Milano si sia risparmiata, contro l’Italia e il Sud.
Il “Corriere della sera” mette San Luca in prima pagina sabato 21, a colori, per dire scemenze: gli uomini a San Luca non entrano in chiesa, oppure entrano ma stanno tra di loro. E per mettere in berlina una provvida iniziativa del parroco Strangio e del vescovo contro la malavita, contro il sentimento della malavita, con l’invito a una catechesi tutta maschile. Scemenze opera di un giornalista calabrese, è vero.
Il giorno dopo il giornale della buona borghesia recidiva insolentendo Reggio Calabria, per avere osato farsi includere tra le città metropolitane. Per avere accesso, forse, a provvidenze governative, qualora ci fossero. Questa volta a opera dello Stella, che però è la firma delegata a insolentire il Sud. Nessuna menzione del fatto che il territorio di Reggio ormai include una trentina di comuni. Che non si sono soldi per le aree metropolitane. Né che, al più, forse, le aree metropolitane serviranno a razionalizzare il trasporto pubblico, l’offerta scolastica e l’assistenza sanitaria.
Nell’Italia governata da Milano c’è pure libertà di razzismo. Ma essere governati dai cialtroni fa male. Si dice sempre dai Borboni, ma questo era centocinquant’anni fa, oggi ci sono i milanesi.
Questa Milano è questa Italia, l’Italia da una ventina d’anni. E c’è solo da abbozzare: Milano è indubbiamente più ricca, più furba, più forte, né si può criticarla impunemente. Ma sapere com’è Milano può riuscire utile, volendo essere servi diligenti.
È un altro indistruttibile legato di Alessandro Manzoni: che Milano sia illuminata, filosofa, romantica, morigerata. Mentre di suo ha solo il fiuto degli affari. Un milanese può anche essere sensibile. Per caso, se gli capita.
Milano è l’antipolitica: la Lega e Berlusconi. Che l’antipolitica riconducono a buon fine, dopo averla agitata. Milanese, degli affari.
È città corrotta, intimamente infetta. Rubano tutti, uomini d’impresa e di finanza, uomini comuni, perfino uomini di chiesa (l’Opera delle chiese ha fatto l’urbanistica milanese, con connesse tangenti), e i giornalisti, rubano i ricchi e i poveri, i settentrionali e i meridionali, gli indagati e gli indagatori, giudici (dei tribunali fallimentari, delle commissioni tributarie) e polizia giudiziaria compresi. Ma fa la morale all’Italia e al mondo.
Città di integralismi, liberale e cattolico. Entrambi acquisitivi e sempre indulgenti con se stessi. Perché la Controriforma ha inviso con la radicalità (la self-righteousness) della Riforma.
La pacchiana esibizione alla prima della Scala, per sant’Ambrogio (che ne penserà il santo?), di denti e pellicce: è Milano. I tedeschi, che amano anch’essi spendere molto, alla milanese, lo fanno in privato. Gli inglesi, che amano i ghingheri (sono una consolazione, ogni tanto bisogna cambiarsi le mutande), lucidano le scarpe rotte. Ma i commendatori, i prefetti, i questori, i procuratori capi e generali, le vergini troie, i ladri impenitenti, questi sono di rito ambrosiano.
Non si scherza su Milano. Non ci scherzano su i milanesi, che come tutti i riformati (i milanesi sono stati riformati, o controriformati, che è la stessa cosa) hanno parlato con Dio una volta e sono pieni di se stessi. Milano fa poi i giornali e i libri, e gli uffici di pr attraverso i quali soltanto si arriva ai giornali. Ma nessuno osa scherzare su Milano, nemmeno privatamente. Non ci sono barzellette su Milano.
Questa Lega, però, è molto meridionale – al modo come Milano ha creato il Sud. Milano si finge Londra, e ributta sull’Italia la Lega, che invece è proprio milanese - a parte il fatto che si viaggia meglio alla Londra vera, e meno caro. Quanto alla Lega, il Sud ne è maestro: è maestro del mugugno.
Si potrebbe allora dire che il vero Sud è al Nord, ma è arguzia futile: certamente il Nord è ricco.
Mafia
L’uomo di mafia si manifesta solo per virtù della legge. Solo la legge (autorità giudiziaria, carabinieri) può identificarlo e emarginarlo. Altrimenti è uno come gli altri – il mafioso, naturalmente, non il killer: può essere violento, ma normalmente è affabile, e sempre molto politico, dissimulatore cioè.
In “Delinquenti e delinquenza”, il contributo di Mario Bendiscioli alla “Storia di Milano” Treccani (v. sopra), lo storico faceva cinquant’anni fa grande colpa ai pentiti, introdotti a Milano dagli spagnoli nell’età dei Borromei, tra Cinque e Seicento, e all’omertà: “La testimonianza più sconcertante insieme del disordine pubblico, dell’impero dell’arbitrio, della tracotanza dei faziosi e dell’impotenza delle autorità dello stato è data da due istituzioni caratteristiche dell’epoca: l’una è l’impunità pubblicamente concessa in gride ad uno o anche a due dei correi che denuncino gli autori del misfatto, con in più il premio di denaro messo a disposizione dalla famiglia della vittima per il denunziatore; l’altra è la remissione pura e semplice della pena per il reato, anche di omicidio, su iniziativa, spesso tutt’altro che spontanea, dei famigliari della vittima: remissione per la quale l’omicida messo al bando rientrava nella società come se nulla fosse avvenuto a testa alta, magari per ripetervi a breve scadenza delitti analoghi a quelli che gli erano stati «rimessi»”.
Non abbiamo inventato niente.
Cristina Campo, Lettere a Mita, p. 102: “Il passo d’imperatrici delle ragazze di Bagnara, perché portano l’orcio e vanno scalze” – l’orcio in testa, erette come modelle, o la cesta.
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