Uno dei libri che resteranno del Novecento, trascurato per la stagione d’ombra che ricopre il suo personaggio principale, Ezra Pound. È un romanzo di formazione, e insieme un “parliamo tanto di me”, genere italiano recente che in America, dice l’autrice, ha una tradizione, da “The Education of Henry Adams” a “Song of Myself” di Whitman. All’incrocio fra tre culture, quella americana dei genitori Ezra Pound e Olga Rudge, quella tirolese della famiglia di Gais che ha allevato la bambina, e quella italiana che fa da sfondo a tutta la vicenda, personale e storica. “Avendo ormai oltrepassato l’Equatore, e scoperto che il tanto glorioso Kilimangiaro…. non può gareggiare in mistero e solennità col plan de Corones, che torreggia nella mia mente..”, così comincia e si cifra il racconto. Che però resta aperto e incerto, basandosi sulla mente sgombra, di archivi, lettere, reperti – “la mia ignoranza e immaturità, soprattutto politica, hanno subito vari aggiornamenti negli ultimi vent’anni”, avverte l’autrice all’edizione italiana.
C’è lo storione familiare, col nonno Omero, le due famiglie di Ezra, e Plan de Corones con Gais al centro, un altro mondo, forse la parte migliore del racconto. E ci sono Venezia anteguerra, Rapallo, Vivaldi all’Accademia Chigiana, il collegio a Firenze, la guerra. Col difficile impegno\disimpegno di Ezra, uno sempre preciso, e quindi confuso, nelle sue cose politiche. Che sarà l’unico “italiano” condannato per crimini di guerra, seppure al manicomio. Il racconto della repubblica di Salò nel Tirolo e poi a Cortina è anch’esso unico: “I Tirolesi, a quell’epoca, con grande impegno davano la caccia alle streghe, cioè agli Italiani”, e anche Maria, benché impegnata “alla raccolta delle patate”, vi è coinvolta – “in fondo, da brava tirolese, non mi fidavo degli Italiani”. A Brunico i Tirolesi tirano fuori dalla cantine le opere d’arte nascoste per venticinque anni agli Italiani, per esporle in un orgoglioso museo tedesco, e farsele trafugare dai veri Tedeschi. Seguono pagine impareggiabili sulla fine della guerra a Cortina, tra centinaia di soldati tedeschi imboscati negli ospedali, e partigiani affaccendati che non se ne curano. L’annuncio a Cortina che Hitler “è morto combattendo” vale da solo la lettura.
Uno dei pochi libri residui del Novecento italiano. Pubblicato inizialmente in America, è stato riscritto nel 1973 in italiano. Che resta in definitiva la lingua e la cultura dominanti di Mary de Rachewiltz. La bambina “tirolese” Maria i genitori di sangue costrinsero a parlare italiano fino ai suoi quindici anni, e al collegio a Firenze “La Quiete”. Finché nel 1943 Ezra la delegò a trasporre in italiano i “Cantos”. La storia personale è anch’essa sempre viva, l’impossibilità per Maria-Mery di conquistare l’affetto materno.
Mary de Rachewiltz, Discrezioni
venerdì 3 aprile 2009
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