lunedì 6 aprile 2009

Il nuovo schiavismo, solidale

Un “negro” morto per ogni quattro che arrivano a destinazione: le proporzioni non sono (ancora) le stesse, ma le cifre dei “negri” morti in questi venti anni di tratta dell’immigrazione la apparentano alla tratta dei negri di quattro secoli fa. La stessa avidità, gli stessi favolosi guadagni, la stessa fredda indifferenza per gli immigrati morti. L’Europa che si vuole bella-e-buona, verde, pacifica, provvidenziale, riscrive al declino la stessa orrida storia di quando conquistava il mondo, con la stessa cattiva coscienza.
I morti reali sono tredicimilacinquecento, africani, asiatici, sulle rotte dell’Europa negli ultimi venti anni, secondo il calcolo di Fortress Europe. Da quando la manodopera senza diritti è servita a tenere l’Europa a galla nel mercato globale. Sui gommoni e le carrette del mare, sui campi minati in Grecia, sparati al muro spagnolo di Ceuta e Melilla, asfissiati nei tir. Con politiche dell’accoglienza da lager: il necessario per sopravvivere, in termini di alimentazione e di condizioni igieniche. Sono i morti di una guerra, per quanto buona si voglia l'Europa, e tanto più in quanto erano evitabilissime.
Leggi restrittive, quando si vogliono misericordiose, alternative alla morte, tengono l’immigrato in minorità al solo fine di poterlo sfruttare, a costi irrisori e senza contributi. Sotto la copertura della sicurezza, e dell’argine alla illegalità. Non si può dire in questo caso l’Europa assente, debole per incapacità o inefficienza: al contrario, per sfruttare il lavoro immigrato l’Europa ritrova tutta le sue forze, ancorché ipocrite. Sulla pelle degli immigrati prosperano le mafie, spesso in forma di cooperative, i trafficanti di ogni genere, le imprese, piccole e grandi, e le diecine o centinaia di migliaia di organizzazioni di cooperazione. Se non che un altro problema, certo secondario, è di memoria corta: anche nella tratta degli schiavi il solidarismo prosperava, quanti buoni documenti non ci ha lasciato...
Il fatto è che il business è lucrativo. Con un guadagno medio unitario per i trafficanti di 4-5 mila euro, alcuni processi lo hanno accertato, con basi in Italia a Milano e nel Nord, con la vittima in ostaggio (senza soggiorno e senza documento valido, il passaporto viene requisito), finché non ha pagato, ma guadagnando il minimo, e lavorando dodici ore al giorno, il cibo e le medicine a carico dell'assistenza pubblica, spesso anche il giaciglio per dormire e i vestiti. Roba da day after, in questa Europa bella-e-buona, piena di Suv e botulino, depilata, da Regno di mezzo sotterraneo, infernale.

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