Nello sketch di Berlusconi e della regina, o peggio dei signori e le signorine dei media sulla regina e Berlusconi, è tutta l’insipienza, l’inconsistenza, dell’Europa: non è nemmeno buona snob, si fa superiore di niente. L’area più ricca del mondo, l’area ricca più grande, non sa nemmeno arricciare il naso, incistata nei salamelecchi di Bruxelles e gli officianti di quarta linea, socialisti spagnoli senza posto, grassi democristiani. Senza un ruolo, che non sia in subordine a Obama, alla moglie di Obama, all’orto degli Obama, rigorosamente organico certo, e ai loro portavoce. Senza un’idea sulla crisi, a parte dirsi vittima degli Usa, povera stella, sull’Afghanistan, la Russia, la Turchia – effettivamente Berlusconi sembra un gigante in mezzo ai nani, se non altro per il buonsenso. Né sulla Cina, beninteso, o sul dollaro e la globalizzazione degli affari. Ma con la prosopopea di chi tutto sa e fa, meglio di ogni altro, la protezione dell’ambiente come la guerra all’islam.
C’è una nota fortemente ridicola in questo declino, in questo senso gli sketch di Berlusconi, e delle sue prefiche, fanno epoca e faranno storia. Specie nell’essersi appesa, e gongolante, al laccio che essa stessa ha teso, del dominio bruto, dell’imperialismo. Non fosse per la luce sinistra che essa proietta sull’intelligenza, sulla vuota razionalità – si connota così la razionalità per non dover andare a fondo sulle pretese della razionalità stessa. Su chi ha preteso e pretende d’insegnare al mondo a stare al mondo.
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