Capita di viaggiare da Reggio Calabria a Forte dei Marmi in macchina scoprendo due Italia inattese. Al Sud si tagliano boschi, si scavano gallerie, le colline e anche le montagne si trasformano in cave. Per un’opera, l’ammodernamento della superstrada Anas, che è già durata quattro anni di troppo e chissà quando finirà – dal 2013 il termine per la fine dei lavori è passato al 2017, venti anni. Senza una protesta, nemmeno accennata, di un verde, un ambientalista, un difensore della natura. Si critica anzi l’autostrada perché va per lungo tratto per valloni impervi dell’interno invece che adornare le coste.
Da Civitavecchia in poi invece bisogna pagare pedaggio. Procedere in colonna. Pagare supermulte al terribile comune di Orbetello. Sorpassare in continuazione, in terza e anche in seconda. Un tratto dove l’autostrada è semplice, e già fatta, in piano, e non vuole sventramenti. Una dorsale marittima Nord-Sud che andava completata cinquant’anni fa in parallelo con l’Autostrada del sole, per alleggerire la dorsale appenninica, ma non si può completare perché i verdi, gli ambientalisti, i difensori della natura non lo consentono. Per proteggere la Maremma, dicono. Che invece hanno occupato e sventrato con le seconde case, le villette a schiera e i villaggi turistici – poco, bisogna dire, ma i protettori dell’ambiente ce l’hanno messa tutta.
Al vertice della difesa la società di Capalbio. Che, a lungo Pci e oggi Democratica, è un caso esemplare di letteratura politica della Seconda, o Terza, Italia. O così si vorrebbe, perché ci marcia: un gruppo di persone che, loro essendo a ridosso dell’autostrada a Tarquinia, beneficiano del doppio privilegio, di arrivare venerdì rapidamente in villa e di non avere l’autostrada fra la villa e il mare. Sono un fenomeno affascinante e andrebbero protetti: si potrebbe pensare a un tratto di autostrada in mare, per salvare i loro privilegi. O a interrarla, con una lunga galleria sotto i loro possedimenti.
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