astolfo
Antifascismo – Da tempo è scaduto a maschera della conservazione. Contro un esecutivo elettivo e in grado di governare, e a favore dei poteri forti (burocrazie, giudici, affari). Contro una progettazione locale del territorio. Contro l’aggiornamento sindacale. Contro un’opinione pubblica critica (intelligente). Contro l’insegnamento e la ricerca. Contro la libertà di giudizio e per la faziosità. È un trapianto del fascismo, per la stessa paranoia del complotto (la “reazione in agguato”), l’ottimismo della storia, la durezza (la verità). Per le masse.
“Che” - Si consacra eroe romantico a quarant’anni dalla morte, e venti dalla caduta del comunismo sovietico, in attesa che si levi l’embargo, e Cuba entri nell’immaginario Usa. Per una furbata commerciale: l’eroe romantico nell’epoca degli interessi e della competizione - del mercato, che mette a frutto pure la sbrindellata cialtroneria latinoamericana.
Le librerie Feltrinelli hanno un intero scaffale a lui dedicato, una cinquantina di titoli. È un simulacro. Dopo James dean, Marylin, Jim Morrison, Presley, in contemporanea con Lady D. Ma è anche un Ersatz. Ritorna del resto con costanza.
Il “Che” è eroe negativo sotto tutti gli aspetti: vanitoso, incostante, irresponsabile. Negativo per gli africani in Congo, per il governo di Cuba, per i boliviani. Negativo per i latinoamericani, di cui perpetua l’irrealismo (azteca, inca), la millenaria irresolutezza, il languido veleno dell’isolamento, la passione vacua, il ribellismo mortuario. E il machismo, da drogati o ubriaconi, che sterilizza il subcontinente – solo le donne vi pensano fattualmente, ma limitano l’attività a una buona posizione da seconda, o terza, moglie.
L’immagine del “Che” viene però incontro a bisogni, da noi, diversi. Uno è il comunismo, che si abbranca naturalmente a uno dei suoi pochi esponenti che non ha commesso delitti. L'altro è che l'Italia è un paese ancora sovietico – non nostalgico, proprio sovietico. E che la stessa destra vi rincorre eroi romantici, rivoluzionari - di marca comunista non avendone di suoi propri.
Demoralizzazione - L'ha studiata Santo Mazzarino alla caduta dell'impero romano e si riproduce oggi - la demoralizzazione è dell’Occidente. Motivation from demotivation? A che fine? Si chiama flessibilità, mobilità, mercato, ma è un concorso verso la distruzione della fiducia nei soggetti - il mercato è, in teoria, uno stimolo. Quasi una strategia di “mercato negativo”: dallo slittamento costante del desiderio ai fini del consumo, all'incertezza.
Destra-sinistra - La capacità mitologica è tutta di sinistra. La destra non ha eroi e rincorre quelli di sinistra, Gramsci, il “Che”, i palestinesi, perfino i terroristi. Gli stessi miti che morfologicamente sono di destra, Elvis o Lady D., sono virati a sinistra.
Sono questi miti inerti per questo, per essere mal localizzati – la sinistra in teoria è razionale? O è la sinistra che li anestetizza?
Regimi – Alcuni nascono all’improvviso, con sforzo minimo (fascismo, nazismo), altri all'improvviso si cancellano, da soli (scià di Persia, comunismo sovietico). I corpi politici hanno esistenza organica: durano a lungo se robusti o curati, altrimenti deperiscono in fretta.
Togliatti – Per i molti è uno stalinista – per gli anti e per buona parte dei comunisti del suo partito: Gramsci, la Spagna e l’eliminazione dei non comunisti, i patti di opportunità col fascismo (Hitler), la prima Praga, l’invasione dell’Ungheria, l’indifferenza e il sospetto per il Terzo mondo. L’uomo di Stalin, di cui ebbe la freddezza ma non le passioni e il genio politico. Per i molti è anche quello che ha risparmiato all’Italia dopo Salerno la guerra civile. Ma il Pci a Salerno era minoritario, sarebbe finito presto.
Fu invece abile creatore del mito comunista nella Repubblica, o gestore dell’opinione pubblica. Che ha portato dagli anni Settanta ad appiattire la storia e perfino la natura sulla rivoluzione proletaria. Che non si sa cos’è, ma ha marciato sul deserto che Togliatti aveva fatto, col sostegno convinto delle maggiori intelligenze nazionali, quando si rilegge la migliore cultura degli ultimi cinquanta anni, questo 2009 incluso, si resta di stucco, per la melensaggine e il conformismo - forse opportunista? Di un Seicento ricchissimo, e anche del Settecento, dell’Umanesimo e del Medio Evo, dei romani, dei greci, e di chiunque altro, delle Cinque Giornate (di Milano, di Napoli) e le Trenta Gloriose, di Dante e Brunetto, Bruno, Galileo e Campanella, Gregorio Magno e Giovanni XXIII, hanno fatto e fanno un mondo a una sola dimensione, il riscatto sociale secondo Bertolucci (l’hollywoodiano “Novecento”). Senza passioni, illusioni, destini, né mattinate piane in barca al mare di maggio.
Un effetto Togliatti a lui posteriore, quindi non imputabile, che anzi ne dice la grandezza. Di questa intelligencja conformista, molto tattica, un po’ imbrogliona, Togliatti è il maestro, oltre che lo specchio.
La sua grandezza si misura oggi che l’ex partito Comunista si mostra nudo, retrivo cioè e esclusivo (arroccato, minoritario, fazioso). È togliattiana la cultura italiana della Repubblica, compresi i lampi liberali - quando questi non erano all’origine, con Spaventa-Croce, idealisti, hegeliani, e quindi “togliattiani”. Una cultura costantemente di sinistra, dopo essere stata di destra (conservatrice, bozzettistica, eroica, decadente) per oltre un secolo. E ciò è opera di Togliatti: è togliattiano l’egemonia di sinistra della funzione mitologica. La spinta al rovesciamento, impressa dalla guerra perduta con il re e con il fascismo, fu colta dal colto Togliatti che ne pose alla testa il partito Comunista. La natura del suo Pci è manifesta al raffronto col partito francese o spagnolo, o di altri paesi europei che pure apprezzano la cultura più di quanto si apprezzi in Italia: un partito culturalmente aperto, fino all’opportunismo, e sicuramente egemonico, tanto più di fronte alle chiusure grette degli altri Pc.
Sotto la sua leadership si posero i socialisti, dal praticone Nenni al farfallone Pertini, e i laici. Acquisendone indirettamente quel peso specifico del tutto sproporzionato rispetto alla loro massa: se la cultura laica ha tanto prosperato in Italia nel dopoguerra, da Einaudi a Ernesto Rossi e a Pannunzio, pur non avendo capacità e seguito in politica, si deve alle aperture e alle annessioni di Togliatti. Il cui impianto culturale era talmente radicato da persistere anche in quest’ultimo quindicennio in cui il paese è voltato sicuramente a destra.
Totalitarismo – È sempre legato al segreto. Ed è sempre quello hitleriano. Ma il totalitarismo di Hitler era dichiarato, anche in campagna elettorale. È la verità strumento d’inganno?
È, anche nella scienza politica, quello di “1984”, un'invenzione d'autore e un sistema gotico. Mentre ha creato, crea, vaste aree per l’esercizio critico, assumendosi intero l’onere del potere. Il fascismo degli italiani, o il comunismo dei russi. La dittatura, anche nella forma totalitaria, non è esclusiva. Si regge anzi sulla possibilità, per l’onore dei sudditi, di spostarsi ora su questa ora su quella casella libera. A questo gioco induce anzi, più che tollerarlo - è una facile forma di compensazione. Si può condannare l’invasione di Praga se si apprezza l'impegno dell’Urss per la pace e la distensione, cioè contro gli Usa. E così via: condannare i missili a Cuba e (per) apprezzare Krusciov, condannare lo stalinismo stando dentro lo zdanovismo, e naturalmente giustificare Stalin contro Hitler - e Stalin e Hitler insieme contro l’Occidente capitalista. Il totalitarismo, come l’Inquisizione, non manca di ragioni: le dittature anzi si reggono su queste riserve di libertà, che esse stesse creano monopolizzando il potere, con le relative responsabilità. La capacità di circonvenzione si basa anzi sull'illusione dell’autonomia, in interiore e nel foro pubblico. Non si spiega altrimenti l’adesione di tanta intelligenza, anche dotata di cultura politica, al totalitarismo sovietico. Crollano, anche senza spinte, le dittature che tolgono il respiro, per quanto totalitarie.
Usa – Erano lo Stato razzista che smentiva il razzismo. Sul più inverosimile calderone di razze “biologiche” avendo costruito in poco tempo, il tempo di una costituzione di diritto, la nazione (tribù, razza) più monoliticamente omogenea.
astolfo@antiit.eu
mercoledì 13 maggio 2009
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