I Flick veri, quelli della Bmw, non c’entrano con la Roma. Hanno lasciato correre perché qualche nipote scapestrato s’è fatto mettere in mezzo dalle finte cordate romaniste. Neanche Spalletti c’entra. Ma lo “Spalletti juventino” ha consentito un’altra settima di delirio contro i Sensi. Poi è stato di turno il gruppo Unicredit, e il debito dei Sensi con Unicredit-Banca di Roma, che esiste da una diecina d’anni, e ultimamente semmai s’è ridotto. Ora gli acquirenti si moltiplicano: tutti i tifosi, in pratica, pensano a un’offerta. Il partito di chi gioca sull’As Roma, apparentemente contro i Sensi, si sta concedendo un pantagruelico bis. Dopo la farsa, di cui ancora non si è finito di ridere, di Soros giallorosso. Ma quel gioco ha pagato, e anche molto, e dunque…
Si dice - si sa, i portavoce di entrambi gli affari sono i suoi portavoce - che dietro le due campagne c’è Franco Baldini, l’ex direttore sportivo della Roma degli stessi Sensi, che dopo aver demolito la Juventus sui applica alla sua ex squadra. Un personaggio di cui non mette conto chiedersi le motivazioni - lui si presenta, ed è accreditato dai magistrati, come un onesto ingenuo. E può darsi che lo sia, anche se si è fatto mettere in carico da Capello alla nazionale inglese.
Né c’è da chiedersi che gioco giocano i proprietari della Roma, la famiglia Sensi. I quali si difendono ma non molto, non come potrebbero e dovrebbero. Non come ci si aspetterebbe, se si pensa che la farsa Soros ha demoralizzato la squadra e quindi indebolito i bilanci (di una sessantina di milioni tra diritti Champions e tv, abbonamenti, biglietti), e ridimensionato il patrimonio.
Non si capisce invece come mai ci sia libertà di speculazione in Borsa sulla Roma. Perché il titolo non venga sospeso, quando le prime pagine dei giornali romani lo pongono in cessione. Quando la proprietà smentisce e non. E' un aggiotagio neanche mascherato. Che solo passa attraverso le cronache sportive invece che finanziarie: la Consob non legge le pagine dello sport?
mercoledì 13 maggio 2009
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