mercoledì 20 maggio 2009

Lo Stato allora è dinamitardo

È definitivamente accertato che non ci furono doppi Stati né deviazioni, e quindi le bombe le ha messo lo Stato. È un sillogismo, ma è pure la verità effettuale come la chiamava Sciascia, la verità delle cose. Il motivo non siamo tenuti a saperlo, ma tutti sono buoni. Per combattere la contestazione o l’autunno caldo, o a scopo precauzionale, per “salvare lo Stato”. Senza colpa per nessuno, beninteso – eccetto che per i profittatori di regime, quelli che hanno fatto le copie prima con le stragi di Stato, e oggi le fanno negandole (Calabresi ha un monumento, e un figlio direttore di giornale, e dunque “viva Calabresi”). 
Si può giudicare lodevole la riappacificazione tra le vedove, è una iniziativa che merita il plauso, ma non coprire la verità con una bella foto al Quirinale. Una verità che ora è cruda: se non ci fu un doppio Stato, allora lo Stato fu dinamitardo. Indagini carenti e processi sospesi, deviati, falsati non consentono di dire di nessuno che fu colpevole. Ma se non ci fu un doppio Stato, uno che metteva le bombe e uno che faceva finta di nulla, allora chi metteva le bombe faceva anche finta di nulla. Perché non è vero che non si sa, alcune cose si sanno delle bombe. Per esempio che non sono state rivendicate, come useranno i terroristi. E sono state in numero sproporzionato, una ventina (venticinque) nel 1969 e una ventina a settimana nel 1970 e nel 1971, fino a che non è venuto fuori il terrorismo. Fanno tre al giorno, quante Orwell ne fa esplodere in 1984, il romanzo dove il governo si tira le bombe per atterrire i cittadini. Ci vogliono soldi, esplosivi, molte persone a disposizione, libertà assicurata di movimento, e organizzazione. Alcune esplosioni furono concentrate nel tempo, fino a una dozzina su vari treni nell’agosto del 1969, con una mobilitazione quindi di un centinaio di persone, più altrettante per garantirne l’impunità. 
Nella Teoria e pratica del collettivismo oligarchico Goldstein, capo dell’opposizione di 1984, spiega che si può fingere di fare la guerra, o agevolmente farla per motivi diversi da quelli dichiarati, grazie alla doppiezza. Ma poi non si sa se Goldstein esiste, o è egli stesso un’invenzione del ministero della Verità e dell’amore. 
Le bombe, ora che sono state assolte, saranno il segno della divinità dello Stato, secondo Kelsen. Kelsen, Gott und Staat, in “Logos”, n. 11, 1922-23, pp. 261-284 spiega che l’inconcepibilità “di un peccato di Dio è pari all’inammissibilità di un illecito dello Stato”. Dei suoi servitori compresi: l’imputazione è solo titolo di assoluzione, e anzi di merito. È l’ascrizione allo Stato di ogni azione dei servitori dello Stato – quando ci sarà una Norimberga vera, giusta, ciò sarà riconosciuto. Lo Stato può dunque arrestarci a piacimento, e detenerci. Torturarci anche, a fin di bene. E ucciderci, purché non con un colpo alla nuca, la pena di morte essendo stata abolita. A scopo precauzionale. Può farlo con una sentenza, un processo lungo vent’anni, un’anticipazione ai giornali, un dossier anonimo, e con le bombe. Lo Stato di diritto.

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