sabato 2 maggio 2009

Ma il Corpo del capo è santo

L’ennesimo articolo, lungo, contro Berlusconi. Belpoliti vuole ridurre Berlusconi alla celebrità warholiana, “ognuno ha diritto al suo quarto d’ora d celebrità. In un testo che non è ghiribizzo d’autore, si vuole di scienza sociale. Al fine di scongiurare che ce lo teniamo fino al 2020, come capo dello Stato dopo la presidenza del consiglio. Ma col risultato di favorire il sortilegio – la scienza politica vuole impegno, intelligenza. L’assunto è solo doveroso, l’occasione sprecata: c’è un’occupazione quasi materiale, ingombrante, della politica, schiacciante. Da parte di corpi estranei. Un’occupazione che da un lato viene dalla mutazione genetica della politica stessa. Da corpo articolato, perfino puntiforme, e flessibile, in ammasso indistinto e massiccio, come vuole la moderna propaganda – le tecniche della comunicazione. Ma per altro verso viene dall’utilizzo abile, intelligente (appropriato?) di queste tecniche.
Belpoliti sa che la tecnica (la comunicazione) è neutra. Ma dissolve la politica, che è fatti, nella lettura dello storione che Berlusconi si è costruito per le elezioni del 2001, i suoi detti e le sue pose fotografiche. Perché “il creatore della neotelevisione ama così tanto le sue fotografie”? è l’assunto di Belpoliti. Perché è un cialtrone è la risposta ovvia, camuffata per 150 pagine. E non ce n’era bisogno. Belpoliti era riuscito a scrivere un saggio su due foto di Moro, e ci deve avere preso gusto. E questo è tutto, Berlusconi poi vende, più di Moro.
L’assunto vero è che il “corpo” c’è. Odora, del buon odore del corpo dei santi. Si fa toccare, nelle “passeggiate”. Fa miracoli, specie tra le donzelle. E unto, in qualche modo – a questo punto del Signore, poiché non ci spieghiamo altrimenti il suo successo, il tanto amore per quest’uomo, la fiducia che ingenera con le sue apparenti cialtronate. Kantorowicz non avrebbe difficoltà a riconoscerlo. Belpoliti no.
Il vero “corpo del capo” è l’occupazione della politica, fisica, materiale. La mutazione della politica, che era riflessiva e d’improvviso è assertiva. Il suo salto da critica a carisma, da saggezza a improntitudine, da intelligenza a glamour – il tema è forse la natura segreta del glamour. In questo senso il “corpo del capo” va berlusconizzato. Ma anche qui in gloria di Berlusconi, gli altri essendo comparse, imitatori tardivi. Il Capo che si proietta nei candidati: li sceglie uno per uno, secondo categorie immaginarie (merceologiche) definite, il giovane, il bello, il saggio, la mamma, in proporzioni prestabilite, tre di questo, quattro di quello, o anche individualità caratterizzate, Sgarbi a Locri, Zeffirelli a Catania, Jannuzzi a Milano Centro, e tutti poi annichilisce nella figura del Capo – nelle sue decisioni. Un fatto molto evidente (Sgarbi ne ha fatto la satira in tv: “Volete la bella fica? Eccola qua”, fuori dal cestino, “la volete rossa?, allora eccola”, cambio di parrucche…). E anche semplice, da capire, da analizzare. Ma è vero che Berluconi “si vende”.
Marco Belpoliti, La foto di Moro, Nottetempo, pp. 24, € 3
Marco Belpoliti, Il Corpo del capo, Guanda, pp. 153 € 12

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