Mediobanca che insegue la Fiat è una notizia. Ma è tutto l’asse Mi-To che si ribalta: con gli Agnelli Torino aveva abdicato alla leadership industriale e finanziaria, e quindi politica, in favore di Milano. Con la conquista del “Corriere della sera” si disse che Torino conquistava Milano, ma in realtà ci portava le carte, anche nel senso del diritto fallimentare. Il passaggio dei poteri fu sanzionato da Mani Pulite, l’offensiva moralistica di Milano, e culminò nella cessione dei telefoni, nel fallimento di Olivetti, nel quasi fallimento di Fiat Auto, e nella cessione del San Paolo. Ora la bascula funziona all’inverso. Le banche milanesi sono in coda alla Fiat, compresa l’onnipotente Mediobanca. La Fondazione San Paolo si rafforza in Intesa. Mentre Milano affonda nelle sue ridicolaggini, l’Expo, Mourinho, il gossip, i vagoni riservati nella metro, e i Berlusconi stile “Verissimo”.
Le Olimpiadi e Marchionne hanno rilanciato Torino, che non si preoccupa più di bypassare Milano. Mentre Milano, pur dominando ancora la politica e l’opinione, sembra tornata alla sua vocazione provinciale e anzi strapaesana, con la Lega e lo stesso Berlusconi, Torino rilancia il suo ruolo di guida industriale e morale, dall’agricoltura di Cavour al cinema, ai telefoni e ai mezzi di trasporto. Si è dato un ruolo di punta in tutte le aree di ricerca, teorica e applicata, con le sue fondazioni e finanziarie regionali, il Politecnico, e l’informatica applicata. E anzi punta a tornare il pivot dell’Italia in Europa con l’alta velocità, la Livorno-Civitavecchia, e la rete della autostrade padane.
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